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Napoli è indiscutibilmente la culla del made in Italy, la patria di tutto quel sottobosco artigiano che fa del Sistema Paese una perla mondiale. Ma la domanda resta sempre la stessa: cosa può trainare meglio la grande tradizione artigiana dell’handmade tricolore? Nella capitale del Sud Italia e del Mediterraneo la ricetta è semplice e viene persino certificata dai dati.
Il turismo è di per se il traino ideale – esordisce Gianni Lepre, economista e consigliere del ministro della Cultura Sangiulianoanche in considerazione dei numeri che Napoli sta producendo sul turismo di massa. Certo non sono i numeri della città eterna o di Firenze o Venezia, ma comunque rappresentano un buon inizio di riqualificazione e promozione dell’immenso patrimonio storico, artistico, culturale ed enogastronomico della nostra regione”.
Il prof. Lepre, che tra l’altro è presidente della Commissione Reti e Distretti Produttivi di ODCEC Napoli, ha poi continuato: “Per chiarire ci vengono incontro i dati sull’afflusso del ponte di inizio novembre cha fatto registrare oltre 100mila presenze con un 79% di occupazione delle camere nelle strutture ricettive cittadine ed un 65% nel resto della regione. Con queste evidenze che il turismo sia traino dell’artigianato d’eccellenza è un dato di fatto, visti i numeri, ma soprattutto il gradiente del made in Italy. Se infatti consideriamo gli incassi di quest’ultimo ponte, si evidenzia come Napoli  si attesti quasi all’80% degli introiti dell’intera regione, raggiungendo 11.1 milioni di euro in totale; con nello specifico  4.1 milioni di fatturato per le attività ricettive e gli oltre 7 milioni per l’indotto. Ed è proprio l’indotto che ci deve far riflettere, al di là del food che ovviamente copre l’introito maggiore. Il turismo come espediente primario per promuovere e rilanciare il made in Italy sicuramente è valido, ma dobbiamo ragionare sulle priorità ed i settori coinvolti”.
Lepre, che tra gli altri incarichi annovera anche quello di vice presidente del Centro Studi per l’Artigianato di Casartigiani ha poi sottolineato: “A Napoli, ad esempio, il turismo traina bene tutta l’area di San Gregorio Armeno, quindi pastorai, presepiali e quindi attività inondate dal turismo di massa tutto l’anno ed in particolare nel periodo natalizio. Ma come facciamo se volessimo portare l’artigianato d’eccellenza all’attenzione degli oltre 2 milioni di turisti che ogni anno preferiscono la nostra città? L’artigianato d’eccellenza a Napoli non è solo quello di San Gregorio Armeno, ma abbiamo la grande tradizione sartoriale; la produzione ceramica; l’arte orafa nel cuore del Borgo Orefici; gli intarsiatori e liutai a Port’ Alba; poi ancora guantai, ombrellai, pantalonai, e tante altre piccole piccolissime attività figlie dell’ingegno e della creatività napoletana. Per promuovere tutto questo ho sempre proposto l’istituzione di un quadrilatero dell’eccellenza che da San Gregorio Armeno incroci il Borgo Orefici, Piazza Mercato, Port’Alba fino alla ceramica e alle maioliche di Capodimonte”.
Lepre ha poi concluso: “Il Turismo può sicuramente mettere le ali all’artigianato d’eccellenza, ma solo nel caso in cui il made in Italy è compatto, sinergico e condiviso. Fin quando questi settori andranno ognuno per conto suo alla ricerca di un misero posto al sole i riflettori cadranno inevitabilmente su ciò che è facilmente spendibile a discapito di quello che è più complesso e articolato”.