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NAPOLI – Oggi intervistiamo l’autore dell’intervento più applaudito della Festa dell’Unità del Partito Democratico di Napoli.

“Mi chiamo Luigi Punzo, ho 19 anni. E mi sono appena diplomato al liceo scientifico “Di Giacomo” di San Sebastiano al Vesuvio con 100 e lode”.
 
Sono giorni da ricordare.
 
“Questa in corso è anche la mia prima Festa dell’Unità”.
 
Lo immaginava tanto successo personale?
 
“Mi piace trasmettere che nelle cose ci metto impegno e passione”.
 
Pochi minuti sul palco, ma una carica di adrenalina.
 
“Bisogna saper comunicare tutto ciò che si è e che si fa”.
 
Lei ha dichiarato la sua omosessualità e ha raccontato la sua esperienza per i diritti civili.
 
“Nell’ultimo anno sono stato rappresentante d’istituto. Il primo dichiaratamente gay del ‘Di Giacomo’. E il mio sogno è che ci siano meno ingiustizie”.
 
Per questo è stato anche il primo rappresentante d’istituto a raggiungere traguardi inediti per il suo liceo.
 
“Abbiamo ribaltato un articolo del regolamento d’istituto che prevedeva che gli scioperi si potessero fare solo col placet del Consiglio d’Istituto. Ci sembrava un controsenso permettere solo scioperi avallati”.
 
Non solo questo.
 
“Il liceo ‘Di Giacomo’, ora, è anche il primo dell’area vesuviana a permettere ai transgender di essere chiamati col nome che scelgono e con il quale si riconoscono. E non per forza col nome che hanno all’anagrafe”.
 
Ce n’erano di casi?
 
“Certo, più di uno. Una persona nata donna, non sentendosi tale, ha voluto essere chiamata con un nome maschile, ad esempio”.
 
Lei è un lottatore nato.
 
“Io ho sempre dichiarato la mia omosessualità senza problemi. E, devo dire, almeno finora, senza riscontrare diffidenze o subire svantaggi dal mondo esterno”.
 
Fortunato.
 
“Sicuramente. Ma c’è da dire anche che omosessuali e bisex, nella grande comunità Lgbt+, sono i più fortunati. Ormai, nella società, sono pienamente riconosciuti e accettati”.
 
La società è più avanti della politica.
 
“E’ un dato di fatto. Quando ho vinto le elezioni studentesche e sono diventato rappresentante d’istituto, ho ringraziato tutti scrivendo ‘La tua identità non è un limite””.
 
Una soddisfazione.
 
“E’ stato bello anche ricevere tanti messaggi di persone che mi dicevano che grazie al mio successo trovavano più facile fare coming-out”.
 
Da lì altre battaglie.
 
“Come quella del bagno neutro”.
 
Prof, posso andare in bagno?
 
“E quindi, deve esserci il bagno per i maschi, per le femmine. E per chi non si sente precisamente né dell’uno né dell’altro genere”.
 
Missione compiuta.
 
“E’ stata la battaglia più difficile da vincere”.
 
Da chi arrivava una maggiore resistenza?
 
“Da alcuni prof: asserivano che era “inutile” o addirittura “pericoloso” far accedere nello stesso bagno persone con genitali diversi. Fatto sta che noi del ‘Di Giacomo’ siamo riusciti ad ottenerlo. In altri licei, come il ‘Kant’ di Melito, non ancora”.
 
Il cielo stellato sopra la scuola, la legge dei due bagni (ancora) dentro.
 
“E pensare che noi abbiamo fatto anche un’altra cosa di cui sono molto orgoglioso”.
 
Prego.
 
“In collaborazione con la Protezione Civile di San Sebastiano al Vesuvio, abbiamo portato a termine la più grande raccolta di farmaci compiuta da una scuola a favore della popolazione ucraina. E’ bello e giusto sostenere tutte le resistenze”.
 
Chapeau.
 
“Non può esserci alcuna equidistanza tra oppressi e oppressori”.
 
Quando è nato l’amore per la politica?
 
“Nel 2016, avevo 13 anni e iniziai a seguire la campagna elettorale presidenziale degli Stati Uniti. Ero per Hillary Clinton, anche per la sua sensibilità verso il mondo Lgbt+. Ma vinse Trump”.
 
Una sconfitta storica al suo battesimo.
 
“In quel periodo maturavo anche la mia identità sessuale. E ho imparato che bisogna sempre battersi per le proprie idee. Non bisogna mai cedere al disimpegno”.
 
Bisogna infrangere i limiti. E lei l’ha fatto anche quando è andato a bussare alla porta del Partito Democratico. Chi gli ha aperto la porta?
 
“Il primo contatto è stato sui social. Dal vivo mi hanno accolto i militanti del circolo di Massa di Somma”.
 
Un ragazzo che bussa alla porta del Pd. De què planeta viniste?
 
“Se non mi fossi mosso io, di sicuro non sarebbe stato il Pd a venirmi a cercare”.
 
E comunque: immagino la scena. “Piacere, sono Luigi”. Come la accolsero?
 
“Bene. Anche quando hanno saputo che sono gay”.
 
Al Pride di Napoli, tredici giorni fa, è andato con la bandiera del Partito Democratico?
 
“A quello di Napoli sono mancato perché è coinciso con la mia notte prima degli esami. Sono andato qualche giorno prima al Pride del Vesuvio, orgoglioso anche di essere del Pd perché mi pare l’unico partito davvero democratico”.
 
Pride al quadrato.
 
“E’ fondamentale, per lottare per i propri diritti e per la propria libertà, rivendicare la propria diversità”.
 
Quanta strada resta da fare?
 
“Sogno l’uguaglianza matrimoniale. L’articolo 3 della Costituzione sancisce che siamo tutti uguali, senza discriminazione di sesso”.
 
A Milano Beppe Sala si spinge a riconoscere le adozioni delle coppie gay. Qui a Napoli che si potrebbe fare?
 
“Ho ascoltato l’assessore Luca Trapanese, single ma padre adottivo di una bambina, promettere il registro delle adozioni. Sarebbe un passo significativo”.