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Il 13 luglio, mentre il Vesuvio e il sud Italia erano ancora avvolti dalle fiamme, sulla prima pagina del quotidiano nazionale Libero, diretto da Vittorio Feltri, è comparso il titolo: “A Napoli si bruciano da soli“. E poi, ancora: “Altro che incolpare lo stato assente”. Riparte lo “sputtanapoli” in uno dei momenti più delicati della storia della città. “Non c’entra l’antropologia – scrive Feltri nel suo editoriale – bensì la sociologia. La gente del Mezzogiorno è più portata a collaborare con i delinquenti”. La colpa sarebbe, dunque, dei cittadini napoletani o come lui stesso li definisce “abitanti della terronia” che anziché collaborare con lo Stato e con le forze dell’ordine, preferirebbero i delinquenti, la camorra.

Padre Maurizio Patriciello, prete di frontiera, parroco del Parco Verde di Caivano e simbolo di mille battaglie sui roghi tossici e la terra dei Fuochi, nel suo editoriale pubblicato domenica su Avvenire replica amareggiato: “Basterebbe ricordare che la maggior parte dei rifiuti nocivi interrati e bruciati in Campania negli ultimi 30 anni – scrive don Patriciello – sono scarti usciti dalle industrie del Centro e Nord Italia, come l’Acna di Cengio, nel Savonese, da dove tonnellate di scarti tossici sono arrivate a Giugliano, in Campania, attraversando mezza Italia e innescando un disastro ambientale dalle dimensioni immani”.

Poi un attacco, non troppo celato, alla politica: “Basterebbe ricordare che le liste dei candidati a governare nelle Regioni vengono decise nelle sedi centrali. Che tanti delinquenti, camorristi, mafiosi sono riusciti a entrare in questi anni nelle sedi rappresentative. Che, anche quando sono stati riconosciuti colpevoli, quasi mai hanno pagato per i reati commessi. Basterebbe ricordare che se la camorra, la mafia, la ’ndrangheta continuano a farla da padrone è perché lo Stato centrale evidentemente non ha mai voluto sporcarsi le mani fino in fondo”.

Infine, un’esortazione a “non diffondere il disprezzo poiché noi abitanti della ‘Terronia’, continuiamo a considerare fratelli e amici tutti gli italiani. Senza distinzioni che sanno di rancido e di ridicolo”. Perciò alla “sua”gente don Patriciello chiede di dare un contributo affinché si rispettino le regole e ci siano pene severe per chi le infrange “sperando – conclude padre Maurizio Patriciello – di vedere il giorno in cui privilegi, immunità, sotterfugi per i furbi saranno aboliti per sempre […].E continuiamo a fare le sentinelle della nostra terra, a costo zero per lo Stato. Apra gli occhi anche chi continua a seminare discredito sulla gente del Sud”.