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Napoli – Due operai, licenziati dalla Fca dopo aver esposto nell’ambito di una manifestazione a Pomigliano d’Arco il manichino di Sergio Marchionne impiccato, sono da stanotte barricati per protesta sul campanile della Chiesa del Carmine, in piazza Mercato a Napoli, sulle cui impalcature hanno affisso un grande striscione con la scritta “Reddito di cittadinanza per licenziati non c’e”. Altri operai, tra i quali i licenziati della ditta Bruscino Ambiente spa, sono in piazza a sostenere la contestazione dei due ex operai Fiat. Il campanile scelto per inscenare la protesta è tra i più alti di Napoli ed è visibile anche dal centro cittadino.

Licenziati nel 2014 per aver messo in atto iniziative di lotta contro l’azienda e l’allora Ad Marchionne a seguito di due suicidi nel reparto di Nola dove erano stati trasferiti e messi in cassa-integrazione a zero ore con altri 300 operai. Con la sentenza definitiva della Corte di Cassazione del 2018 non possono più essere reintegrati in fabbrica e ora sono senza lavoro ed esclusi anche dai benefici del reddito di cittadinanza per non avere i “requisiti” validi. «Se si è poveri e senza lavoro e per il governo non si hanno ancora i giusti requisiti, allora questa legge sul reddito pensata per i poveri è un altro bluff. Vista l’esiguità delle risorse messe a disposizione, i requisiti di accesso sono diventati via via sempre più stringenti e i meccanismi di reclutamento hanno prodotto altre disuguaglianze. È il caso di chi pur vivendo in condizioni precarie non ha potuto presentare la domanda perché la valutazione economica complessiva del nucleo familiare glielo impediva, e di tanti operai e lavoratori che dal 2017 ad oggi si sono ritrovati senza più lavoro a causa di licenziamenti, chiusure di aziende, delocalizzazioni ed altro. Vengono esclusi perché la loro condizione di due anni fa, poi variata nel tempo, non presenta i requisiti per avere diritto al reddito. Se le cose stanno così, cosa ne dobbiamo trarre? Che non ci sono soluzioni, né pace, né tregua, nell’ambito delle compatibilità con questo sistema economico di sfruttamento», è il commento del Collettivo 48ohm