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Luca Marfé, penna de Il Mattino di Napoli e di Vanity Fair Italia, nonché scrittore, autore del libro “Yes, we Trump!”, è stato insignito del Premio Eccellenza Italiana come miglior giornalista dell’anno.

Napoletano orgoglioso, ma cittadino del mondo, all’estero per più di vent’anni, tra America, Croazia e Venezuela, Luca è soprattutto “papà di Laerte”, come premette con fierezza a tutto quanto il resto nelle sue biografie social.

Nella sua esperienza professionale, dalla carta stampata, al web, alla radio, fino alla televisione, Marfé è sempre stato un grande cultore di Esteri ed ha puntualmente seguito gli scenari socio-politici internazionali.

Questa la motivazione con cui, per conto del presidente del Premio, Tonino Lamborghini, Marfé ha ricevuto attestato e coppa: “Giornalista camaleontico che preferisce allo status del corrispondente la contaminazione culturale. Ne viene fuori un racconto utilissimo frutto di tanto ascolto e di una testimonianza stilosa per analisi e scrittura”.

Con “Yes, we Trump!” Marfè descrive e spiega, rifuggendo gli schemi del politically correct e lanciandosi nella provocazione di “avere coraggio di dire sempre la verità”, l’incredibile ascesa di Donald Trump, il fascino delle elezioni americane, ma anche il modello a stelle e strisce mescolato con la società e con le minacce del mondo di oggi.

Scenari e panoramiche che, alle porte di una nuova e già storica tornata elettorale, si rendono attuali e quasi necessari, ora più che mai. Un’analisi che ipotizza gli orizzonti possibili, le conseguenze potenziali (su tutti e sull’Italia compresa), le influenze reali di chi “detta la linea” e dei cosiddetti “poteri forti”. Il Premio Eccellenza Italiana racconta l’Italia del merito e del talento. Nato nel 2014 da un’idea del giornalista Massimo Lucidi, ogni anno si celebra a Washington D.C. per celebrare gli “Italians” che meritano di essere raccontati: un valore che va ben al di là della statuetta. Ancor più al tempo del Covid. Dove il Premio non lascia, ma raddoppia. Si continua a riunire a Washington, infatti, ma fa il bis a Roma in un incredibile palazzo del Vaticano per «organizzare la speranza e guardare con fiducia al futuro».

(Foto di Pablo Vecchione)