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Napoli – “Ci sentiamo sostenuti da molti giovani e da tante persone che stanno condividendo con noi questo percorso. Noi vogliamo che le persone capiscano chi era Mario, il perchè della sua vita ed anche della sua morte”. Così Anna Motta, madre di Mario Paciolla, ha commentato la decisione dell’Università Orientale di intitolare l’aula studio al giovane morto in Colombia nel 2020. Paciolla, cooperante dell’Onu deceduto nella sua casa in Colombia a 33 anni, era stato uno studente e laureato all’Orientale, ateneo che oggi ha deciso di proseguire a coltivarne il ricordo e la lotta per conoscere la verità sulla sua morte. “Per mantenere accesi i riflettori e proseguire nel percorso di richiesta di verità e giustizia”, ha commentato la madre del ragazzo che era alla cerimonia oggi insieme a suo marito.

“Teniamo accesa la luce su un percorso molto tortuoso – ha spiegato – e ci sentiamo sostenuti da giovani e molte persone che condividono con noi questo percorso di verità e giustizia. Ci auguriamo che valichi i confini della Campania e arrivi anche oltre. Il nostro obiettivo è creare una memoria sociale, che la gente capisca chi era Mario e il motivo dei suoi spostamenti, il perché della sua vita e della sua morte. Dalle istituzioni locali ci sentiamo sostenuti, le istituzioni lontane…”, dice con una pausa. E conclude: “Ma sappiamo che viene presa in considerazione la vicenda, una procura sta indagando, nonostante abbia chiesto una archiviazione a cui noi abbiamo presentato appello”.

Il Rettore: “Tenere vivo il ricordo di Mario”

“È importante mantenere vivo il ricordo di Mario che, per curriculum e storia personale, rappresenta una parte importante dei giovani che noi formiamo”. Così il rettore dell’Orientale Roberto Tottoli ha commentato la collocazione della targa in memoria di Mario Paciolla davanti all’aula studio dell’edificio principale dell’ateneo in cui il cooperatore Onu napoletano, poi trovato morto in Colombia, si è laureato. “Sono due – ha detto Paciollai punti importanti dell’operazione di oggi: mantenere il ricordo sul nostro studente e sulla tragica fine di Paciolla, non ancora chiarita e con molti punti oscuri”. Sull’archiviazione del caso da parte della Procura, il Rettore sottolinea: “Mi rendo conto che a livello internazionale è molto difficile il lavoro, bisogna tenere alta la guardia. I fatti contemporanei tendono a nascondere questo come altri casi terribili, teniamo le luci accese su questo e anche la memoria viva”.

Alla scopertura della targa anche Yle D’Angelo, presidente del Consiglio studenti dell’Orientale: “Oggi – commenta – arriva un segnale forte dall’Orientale. La targa serve per il ricordo, e perché chi non lo conosce possa sapere e ragionare su quanto accaduto”. Oggi all’Orientale ci sono stati la musica di Valerio Bruné, amico di Mario, e poi la proiezione del documentario di Salvatore De Chiara “Come fuoco” “a cui abbiamo partecipato noi studenti e l’Orientale – ricorda Yle – per dare voce alla vicenda di Mario. Sulla sua morte tra noi studenti è difficile darci una spiegazione, capire la verità. Certo la decisione della Procura di Roma di archiviare il caso è un grave danno; questa storia che deve essere trattata quotidianamente nell’università e in città perché il caso non venga sepolto”.