- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

NAPOLI – L’ultimo treno (almeno di giornata) arriva alle 17:53. Quando il sindaco di Napoli firma questa nota: “Condivido lo spirito della lettera sottoscritta dai colleghi sindaci. Napoli, le città, l’Italia hanno bisogno di un governo stabile e nel pieno delle sue funzioni operative. Mi auguro che Mario Draghi possa continuare ad essere presidente del Consiglio. E’ il tempo della saggezza, non delle battaglie elettorali”.

Nulla di nuovo, in realtà, rispetto a ciò che aveva detto due giorni fa alla Festa dell’Unità del Pd in corso di svolgimento in piazza Municipio. Fatto sta che solo dalle 17:53 Manfredi (incoronato “leader politico nazionale” da Enrico Letta appena la scorsa settimana) sale sul treno dei sindaci draghiani.

All’ultimo giro, visto che la lettera dei sindaci pro Draghi è entrata nella partita della crisi politica nazionale già dalla mattinata. E tra i primi 11 firmatari, tra cui quello di Roma e Milano, lui – Manfredi (assieme a quello di Bologna, Matteo Lepore) – non c’è.

Perché?

La domanda del giorno trova una risposta nel fatto che Manfredi vorrebbe essere un sindaco-pontiere con il Movimento 5 Stelle.

Il sindaco di Napoli, in effetti, non vuole rotture. Vuole proseguire l’agenda che ha in mente per Napoli. E essere tra i sindaci firmatari della lettera pro Draghi, evidentemente, nella mattinata già funestata dalla notizia della morte della vicesindaca Mia Filippone, è giudicata una mossa troppo rischiosa: potrebbe finire per essere giudicata di rottura da colui il quale è stato, quando era ministro, il suo Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Colui il quale, vale la pena ricordarlo, è stato anche il primo sponsor nazionale di Manfredi un anno fa, quando era in campagna elettorale per la conquista di Palazzo San Giacomo.

E comunque. Passano le ore e, evidentemente, la valutazione cambia. “C’è stato un contatto col Partito Democratico”, si racconta nelle stanze di Palazzo San Giacomo.

Del resto, uno dei leader dem è proprio qui a Napoli. Proprio giù Palazzo San Giacomo: in piazza Municipio, Andrea Orlando è ospite della stessa Festa dell’Unità del Pd Napoli di cui Manfredi è stato ospite giovedì sera.

E il ministro, che a Napoli, con il segretario provinciale Marco Sarracino, ha in mano una bella fetta di partito in mano, confida ai giornalisti: “La lettera dei sindaci è una iniziativa condivisibile. Draghi, con il suo governo di unità nazionale, devono proseguire il loro cammino. L’eventuale interruzione di questa esperienza di Governo sarebbe pagata dalle fasce più deboli della società italiana. Quella che stanno perseguendo i 5 Stelle – continua nel ragionamento Orlando – è una sorta di formula di auto-indebolimento: chiedono delle cose, ma contemporaneamente stanno definendo uno scenario in cui quelle stesse cose non potranno realizzarsi”.

La domanda che gli fa il direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo d’Errico sul palco della Festa dell’Unità, allora, è d’obbligo: che sensazioni ha per la crisi?

Risposta: “Sono cautamente pessimista”. Ma intanto, la lettera dei sindaci pro Draghi ha altri sostenitori. Il treno pro Super Mario ha altri passeggeri a bordo.