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Napoli – L’altra faccia della medaglia. Da una parte il Cotugno, l’ospedale napoletano che sta ricevendo consensi da molti. Dall’altra tutto il resto della sanità partenopea, raccontato ieri sera da Report nel servizio “Vedi Napoli“, realizzato da Federico Ruffo.

La trasmissione di Rai 3 ha scelto come partenza l’Ospedale del Mare. A fare il punto della situazione Pierino Di Silverio, responsabile Anaao Assomed: “Le mascherine che ci fornivano e che ci forniscono tutt’oggi sono prevalentemente chirurgiche e anche razionate, chiuse a chiave in alcuni presidi. Addirittura bisogna andare la mattina, firmare ed esplicitare la motivazione del perché si vuole la mascherina. In altri presidi la portiamo a casa e la teniamo anche tre, quattro giorni“. La Campania, intanto, rischia il collasso in caso di un aumento dei contagi: “I posti stimati di terapia intensiva dovrebbero raggiungere i 580, reali, perchè gli altri sono in via di costruzione, sono 410, 420“. Tradotto: il numero di contagiati dovrebbe al massimo toccare le 4 mila unità nell’intera regione. “C’è una carenza di personale, inoltre, che risale a dieci anni fa“, conclude Di Silverio, dipingendo un quadro tutt’altro che positivo.

La situazione non migliora al San Giovanni Bosco, dove le tende montate per il triage di fronte al parcheggio dei dipendenti non vengono utilizzate. Succede lo stesso al San Gennaro, la tenda esterna è completamente vuota e inutilizzata. All’Ospedale del Mare venivano invece utilizzate “quando ancora erano gonfie, per fare i tamponi a una parte del personale. Attualmente sono sgonfie“.

Mascherine, triage e tamponi. Tre spine per la sanità campana. Servono in media otto giorni per avere il responso di un tampone, mentre i medici continuano a lavorare restando a contatto con i pazienti. La denuncia ai microfoni di Report arriva da Rosario Cerullo, coordinatore Fp Cgil: “Per ogni processo ci vogliono 4 ore e 15 minuti. Mediamente una macchina, nell’arco delle 24 ore, riesce a processare tra i 40 e i 50 tamponi. Sotto sforzo si può arrivare anche a 70 tamponi. Sarebbe stato utile metterne una o due anche al Loreto Mare, il presidio riconvertito in covid. Napoli non è preparata per questo tipo di sanità“.

Se Napoli non sorride, non va meglio a Battipaglia e nel Vallo della Lucania dove i posti di terapia intensiva sono ancora di meno. “Al Sud di Salerno siamo sui 40, 50 posti di terapia intensiva”, racconta Luigi Gallo, segretario Annao. Situazione ancora più critica ad Amalfi. Un ospedale di quattro piani e costato 24 milioni di euro ci sarebbe ma è inutilizzato dal 1989, anno in cui fu terminato e mai aperto.

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