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Napoli – Matteo Renzi è arrivato sfrecciando con la sua auto blu, prima di lui la ministra Maria Elena Boschi che non appena è scesa dalla macchina ha presentato il suo certificato medico con un colpo di tosse. Effettivamente non poteva mancare all’intervento conclusivo del leader del Pd alla conferenza programmatica al museo ferroviario di Pietrarsa.

L’intervento dell’ex premier dal palco di Portici ha, a tratti, infuocato la platea che ha applaudito in più occasioni. Per esempio, quando Matteo Renzi ha detto che non ce l’ha con Grasso per aver abbandonato il partito, “non polemizziamo con le massime cariche dello Stato” ha affermato.

Un discorso vago con il richiamo alla bellezza. “Grazie Napoli – ha esordito – perchè il tramonto che ci hai regalato ieri è un richiamo alla bellezza di questo Paese”. Poi ha rivendicato un traguardo: l’uscita dalla crisi. “Noi dobbiamo andare avanti. Ha ragione Paolo Gentiloni con il messaggio positivo. Non era facile farlo in un momento in cui tutti dicevano ‘L’Italia è finita’. Rivendicare i risultati è un nostro dovere. Se questo partito è ripartito non è ripartito per caso. Ah, mi dicono, sei arrogante, non lo devi dire. Chi ha portato l’Italia fuori dalla crisi ha un nome e un cognome: Partito democratico. Non è arroganza ma un dovere”.

Non è mancata la frecciatina, neanche troppo velata, alla concorrenza e nello specifico al movimento 5 stelle. “A Roma – ha detto – sono 500 giorni che governa Virginia Raggi, ma la colpa è sempre di quelli di prima. A Torino è sempre di Fassino. Forse è sua la multa che si son fatti togliere”.

Renzi è da sempre sostenitore dell’Unione Europea. “Ci vuole più Europa – ha detto – e affermarlo non è da populisti. Senza la politica come minimo c’è l’empasse. Quanti hanno detto che in Spagna non sarebbe successo niente perché la Spagna viaggia. Poi succede che in un anno e mezzo di assenza della politica non c’è il dialogo tra Madrid e la Catalogna. Quando non c’è la politica, ditelo ai tecnocrati, ai populisti, non c’è la costruzione del dialogo e della comunità. Il fiscal compact non va inserito nei trattati UE, serve un social compact, un politicante compact. Sì che vogliamo più Europa, ma non l’Europa della burocrazia e della tecnocrazia soltanto. Porre questi temi non è da populisti, è da quelli che vogliono sconfiggere i populisti. La difesa della politica è la nostra chiave”.

Al termine del discorso dell’ex premier il treno dem è ripartito. Sono saliti a bordo il segretario del Pd Matteo Renzi e i ministri Dario Franceschini, Marco Minniti, Valeria Federli, Claudio De Vincenti e la sottosegretaria Maria Elena Boschi. Il viaggio continua ma quello che si augurano gli italiani è che proceda senza ritardi o, peggio ancora, deragliamenti.