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Napoli – Questa mattina il prefetto di Napoli Marco Valentini ha insignito il Ministro Sergio Costa con una Medaglia d’onore per la giornata della memoria. Il padre infatti venne catturato in terra partenopea nel settembre del 1943.

Aveva solo 18 anni Nicola Costa quando fu prelevato con la forza a piazza Dante e trasportato in Germania. Trascorse quindi ben due anni in uno dei famosi campi di lavoro della Bassa Sassonia a pochi metri da un campo di sterminio.

Con destrezza però nell’aprile del 1945 riuscì a scappare eludendo la sorveglianza insieme ad altri internati ed a raggiungere Napoli dopo un viaggio della speranza. Per questo motivo il Ministro dell’ambiente, insieme ad altre 31 persone hanno ricevuto la medaglia d’onore alla memoria.

Queste le parole del Ministro Sergio Costa riportata da Repubblica: “Mio padre non parlava mai di quello che era successo, ma aveva redatto un diario che la mia famiglia custodisce gelosamente a casa. In quelle pagine sono raccontati questi quasi due anni di prigionia. Le violenze, l’aggressività, la mancanza d’amore dei carcerieri. Ma anche la solidarietà tra chi era internato nei lager.

Mentre lavorava nel campo papà si ruppe una gamba. Ma grazie all’aiuto dei suoi compagni riuscì a evitare di essere ucciso. Quel diario è il ricordo vivo di papà che ci dice che non deve accadere mai più. La memoria è bellezza, va coltivata continuamente o c’è il rischio che qualcuno dimentichi quelle sofferenze. Sofferenze vere che io ho sentito dai racconti di papà. Erano strappi nell’anima.

Mio padre era un uomo molto buono ma rigoroso e provava un profondo amore per la legalità e la giustizia. Valori che ha trasmesso a me e a mio fratello e che hanno guidato anche i miei 38 anni di carriera nelle forze di polizia. In questi due anni e mezzo circa da ministro. Ho provato a vivere questi anni al governo del Paese con trasparenza, correttezza e linearità. Sempre al servizio del Paese e non di un partito o di una convenienza. Così continuerò a fare sempre nella mia vita”.

Nicola Costa dopo essere riuscito a scappare dal lager ha condotta una vita “normale” ed è morto 15 anni fa.

Di Stefano Colasurdo