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NAPOLI – Ha aspettato questo giorno una vita. E, prima di lui, l’ha aspettato suo padre. Non c’è da sorprendersi, quindi, se Sergio Rastrelli è emozionato. Suo padre Antonio, leader della destra missina napoletana, è stato anche Governatore della Campania nella seconda metà degli anni 90. Ma niente a che vedere con l’emozione che si prova oggi.

Qui, all’arenile di Bagnoli. Lo scherzo della storia vuole che il quartiere dell’Ilva, il quartiere operaio e rosso per eccellenza di Napoli, sia lo scenario del comizio di chiusura della leader di destra più vicina al premieriato della storia dell’Italia repubblicana.
 
Oggi, troppo tardi per Antonio Rastrelli, deceduto a 92 anni nel 2019.
Oggi, in tempo per suo figlio Sergio, 56 anni, che lo onorò ai funerali alzando il braccio per il suo ultimo saluto romano.
 
Sergio Rastrelli è cosciente che oggi, a Bagnoli, è un altro giorno. Il giorno di Giorgia Meloni a Bagnoli è lo stesso in cui sogna ad occhi aperti l’inizio di una nuova vita per la destra italiana.
 
“E’ un momento fondativo – confessa Rastrelli – Per la prima volta nella storia repubblicana, c’è una prospettiva reale per la destra identitaria e quindi orgogliosa di poter essere prima forza nazionale e di poter esprimere direttamente il Presidente del Consiglio. Una cosa mai avvenuta, nemmeno ai tempi di Alleanza Nazionale. Sì, oggi è come se si coronasse un sogno”.
 
Un attimo di respiro, e poi: “Questo sogno, però, ci impone una grande responsabilità. Dal punto di vista politico e ambientale, avvertiamo un entusiasmo che ci sta travolgendo, ma che impone responsabilità e compostezza. Dal punto di vista personale ed emotivo, poi, avendo sempre considerato il mio impegno in politica una forma di rispetto a una tradizione e a dei valori che attraversano le generazioni, sento di dover essere ancor più intransigente”.
 
E insomma: la destra che sogna Rastrelli figlio oggi è questa: “Dobbiamo sempre più diventare un partito di massa aperto e accogliente. Ma, ripeto, sui valori sarò intransigente”, sottolinea nelle vesti di coordinatore del partito napoletano che, evidentemente, oggi, ha la fila di persone e personale politico che chiede di salire sul carro del vincitore annunciato.
 
“Dobbiamo aprirci a un mondo che non aspetta altro di essere ascoltato. Col 25% dei consensi abbiamo determinato con esso una sintonia. Ma la vera battaglia inizia il 26 settembre, il giorno dopo le elezioni”.
 
Il primo giorno della nuova vita, vale a dire. Sergio Rastrelli, da coordinatore di Fratelli d’Italia a Napoli e con un posto prenotato in Parlamento, si sta battendo affinchè i nostalgici del Fascismo non trovino più spazio all’interno del partito. E oggi la mette così: “La destra è stata sempre figlia del suo tempo. Ora dobbiamo interpretare questo momento storico e rappresentare la società moderna”.
 
A proposito di momento, è stata una fatica portare Giorgia Meloni a Napoli, gli si ricorda: “La sua presenza qui ci inorgoglisce. Ma quello che è più importante ancora è la centralità del Mezzogiorno nel nostro programma. Con la presenza della Meloni, oggi, si riannoda anche la tradizione di grandi leader della destra che chiudono la campagna elettorale a Napoli. E io non permetterò che ci sia mai alcuna spaccatura tra il gruppo dirigente napoletano e quello romano”.
 
La conclusione è questa: “Se vogliamo essere forza di governo, la prima cosa da preservare è la coesione nostra all’interno e poi con gli alleati”. Parole da ricordare, nel giorno atteso da una vita.