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Castellammare di Stabia (Na) – Sotto il freddo invernale, la pioggia e il gelo che si abbattono in queste ore tra Napoli e la Campania, c’è una città e degli operai che continuano a lottare senza sosta. Due generazioni combattono per il futuro Castellammare di Stabia.

Nemmeno l’allerta meteo ha spento infatti la tensione che fuoriesce dal presidio degli operai stabiesi della Meridbulloni che oggi hanno iniziato il loro 24esimo giorno di lotta. In attesa di risposte – concrete – dal tavolo al ministero dello Sviluppo Economico programmato per il prossimo 14 gennaio tra azienda e parti sociali. Così come richiesto da Palazzo Santa Lucia e dall’assessore Antonio Marchiello dopo il Consiglio regionale dello scorso 5 gennaio.

Aspettando il vertice di Roma, dove l’azienda metalmeccanica del Gruppo Fontana dovrà spiegare al Mise le ragioni per cui, da un giorno all’altro, ha deciso di spostare lo storico stabilimento del Corso De Gasperi da Castellammare di Stabia al Piemonte.

Tracciando, senza valide ragioni dal momento che l’azienda non ha conosciuto crisi di mercato neanche con la pandemia di Covid, un dramma socio/economico per i quasi 100 operai di Castellammare e per l’intera città metropolitana di Napoli. Che dallo scorso 18 dicembre si è vista chiudere in faccia uno storico presidio industriale che resiste in città da circa 50 anni.

Un ricatto a tutti gli effetti che impoverisce ancor di più il Sud, già provato da numerose crisi ancora irrisolte come la Whirlpool di Napoli e l’Ilva di Taranto.
Ricordiamo – chiariscono i lavoratori senior della Meb – che la nostra azienda è nata cinquanta anni fa su un suolo demaniale e con i fondi della cassa per il mezzogiorno”.

Ora, dopo mezzo secolo di vita, l’azienda brianzola ha deciso di chiudere una pagina di storia industriale della città stabiese e del Sud che merita ancora un futuro a cui, probabilmente anche il ministero del Mezzogiorno, dovrebbe dare fiato in merito alla vertenza che impoverisce il Meridione e che sposta l’eccellenza della mano d’opera campana ad oltre 900 chilometri di distanza.

Solo ieri gli 81 lavoratori dello stabilimento hanno così “posato” la loro tuta di lavoro per indossare un nuovo abito, quello della lotta sociale. Si tratta, materialmente, di una pettorina rossa con una scritta emblematica: “Resistenza Meridbulloni”. Un cambio di look, come spiegano i lavoratori, realizzato in attesa del tavolo al ministero dello Sviluppo Economico.

Dopo un onda di solidarietà da tutta la Regione negli ultimi giorni, questa mattina ad aprire il cuore degli operai stabiesi sono stati invece i lavoratori senior del sito. Attraverso una struggente lettera di apprezzamento, gli anziani della Meb, hanno appoggiato incondizionatamente la lotta degli operai di oggi.

Ancora una volta – raccontano – siamo chiamati a difendere il nostro sito produttivo per salvaguardare l’azienda che ci ha dato lavoro, lo dà oggi e dovrà darlo alle future generazioni”.

Avete tutte le carte in regola per portare avanti una giusta battaglia sociale, sindacale per una nuova politica per il lavoro particolarmente al Sud” hanno chiarito i lavoratori senior della Meb.