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Napoli – Dopo la giornata inaugurale in cui studiosi di diverse università italiane si sono confrontati attorno alla fecondità di uno scambio tra colto e popolare, “Le metamorfosi della tradizione” entra nel vivo con un’appassionante rappresentazione in presa diretta dei rapporti tra mondi culturali ed ambiti espressivi diversi che sono all’origine della stessa canzone napoletana. A conversarne amabilmente martedì 21 maggio, alle 17 presso la Sala dell’Accoglienza di Palazzo Reale saranno uno studioso come Raffaele Di Mauro, che da anni si dedica alla ricostruzione degli aggrovigliati percorsi lungo i quali si è affermato un singolare genere musicale, e un personaggio di grande notorietà come Peppe Vessicchio, icona della musica sanremese ma anche e soprattutto musicista, compositore, direttore d’orchestra e appassionato di un genere melodico così seducente.

Insieme animeranno uno spettacolo, “Dal Molo al San Carlo, andata e ritorno” guidando il pubblico alla scoperta di quell’ampio repertorio di canzoni “napolitane”, pubblicate a Napoli da diversi editori e stampatori dagli inizi dell’Ottocento fino a poco dopo l’Unità d’Italia. Un repertorio diffuso sotto forma sia di fogli volanti (destinati ai “lazzaroni”) che di brani per canto con accompagnamento di pianoforte (per i “salotti” nobiliari oppure offerti come “souvenir sonori” ai viaggiatori stranieri del Grand Tour). Brani in buona parte trascritti o “arrangiati” da figure di rilievo della vita musicale napoletana del periodo, come Guglielmo Cottrau, Francesco Florimo e Teodoro Cottrau, e altri composti da celebri operisti del tempo che operavano tra il San Carlo e i maggiori teatri italiani ed europei (da Donizetti ai fratelli Ricci, da Nicola De Giosa a Mercadante). Un repertorio urbano “ibrido”, diffuso da musici ambulanti come i “viggianesi” o dai cantastorie operanti in particolare nella zona del Molo, che anticipa il “periodo d’oro” della canzone napoletana di fine ‘800. A rendere particolarmente seducente il loro “dialogo concertante” le esemplificazioni musicali affidate a un ensemble di grande rilievo e composto da Franco Castiglia, Emanuela Loffredo e Gianni Aversano (voci), Maurizio Pica (chitarra e arrangiamenti) e Michele De Martino (mandolino): interpreti di straordinario vigore espressivo, forti anche di disparate e prolungate collaborazioni di grande prestigio con numerosi musicisti e drammaturghi, sorretti nei loro cimenti dai ceselli musicali di particolare raffinatezza.

Le iniziative della manifestazione “Le metamorfosi della tradizione”, promossa dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, proseguono il 22 maggio, alle 17, presso la Sala dell’Accoglienza di Palazzo Reale con Paese mio bello, un concerto per quattro voci e due chitarre per un’incursione nel cuore della canzone napoletana classica.