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Quaranta milioni di euro. Tecnicamente sono oneri finanziari da ritardato pagamento dei lavori della Linea 1, per gli anni dal 2017 al 2024. Palazzo San Giacomo dovrà scucirli alla società Metropolitana di Napoli. A tal fine, il 31 luglio il Consiglio comunale ha approvato una delibera di variazione del Bilancio di Previsione 2025 2027. Si tratta di applicare quota dell’avanzo accantonato al 31 dicembre scorso al Fondo passività potenziali, a copertura di detti oneri. Il rischio paventato dal Comune, in caso di mancato esborso, era “il blocco dei cantieri di una infrastruttura strategica per la città”. Sul come si sia giunti a questo, l’amministrazione fornisce la propria versione dei fatti. Premettendo però che, sulla vicenda, è in atto un contenzioso. E la delibera sulla maxi spesa pretende restino “ferme ed impregiudicate le ragioni vantate” dalle parti.  Nel gennaio 2024, il Tribunale civile di Napoli ha anche emesso sentenza di primo grado, favorevole alla Metropolitana di Napoli “per quanto attiene al criterio di imputazione dei pagamenti, prima agli interessi e poi alla sorta”. In forza di questa pronuncia, il 7 maggio scorso l’azienda ha notificato all’amministrazione comunale un decreto ingiuntivo. La società reclamava somme per lavori dal 2013 al 2019, per un totale di 47,5 milioni di euro. L’Avvocatura di Palazzo San Giacomo ha opposto parzialmente il decreto ingiuntivo. “In riferimento – spiegano le carte – alla possibile prescrizione dei crediti relativi al decennio antecedente al 21 febbraio 2025, data di inoltro della sentenza da controparte”. Dopo il parere dell’ufficio legale, il Comune “ha avviato un percorso conciliativo” con Metropolitana di Napoli, e “nelle more di riconoscere un primo acconto sugli interessi maturati”. A luglio, la società si è resa disponibile a congelare gli interessi per un periodo di 3 mesi, “sempre che il pagamento avvenga entro il 15/09/2025″. Il 24 luglio, la giunta Manfredi ha deliberato la proposta di variazione del bilancio. Una settimana dopo c’è stato l’ok del consiglio.

LE GIUSTIFICAZIONI DEL COMUNE DI NAPOLI

La delibera di giunta ricorda che i lavori per la Linea 1, come noto “sono ancora in corso e per la tratta Dante — Garibaldi/Centro Direzionale riguardano ilcompletamento delle sistemazioni esterne e delle uscite rimanenti delle stazioni Duomo e Municipio (ultimazione 2028)”. Mentre per la tratta Centro Direzionale — Capodichino “(ultimazione 2027) e chiusura anello (ultimazione 2029) riguardano il completamento delle stazioni Tribunali, Poggioreale, Capodichino e gallerie di collegamento nonché la galleria di collegamento Capodichino Di Vittorio (quest’ultima stazioni in corso di realizzazione da parte di Eav)”.Come si evince dai quadri economici su riportati – sottolinea il provvedimento -, il totale delle opere che compongono il complessivo investimento (2.757 min di €) è finanziato dal Comune di Napoli limitatamente al 10,7% (€ 275,6 milioni / € 2.575 milioni), attraverso fonti di indebitamento (mutui Cdp) che, per loro natura, generano copertura di cassa vincolata allo specifico investimento, e quindi nella piena e diretta disponibilità del Comune“. Secondo Palazzo San Giacomo, “il fatto che la componente delle risorse ascrivibile alla diretta gestione del Comune sia così contenuta ha avuto un ruolo fondamentale nella genesi del ritardato pagamento delle fatture e del contenzioso incardinato dal concessionario“. Infatti, “le regole di riconoscimento, sia in conto competenza sia in conto cassa, delle quote di finanziamento di competenza degli altri livelli dì governo, pari al 90% del valore totale, sono state determinanti nelle vicende amministrative e finanziarie dei procedimenti di realizzazione dell’opera in questione”.

 

Stando alla delibera, “è necessario tenere conto, difatti, che a valle dei finanziamenti risalenti agli anni ’90, a favore dei sistemi di trasporto rapido di massa (legge 211/1992) e di incentivo alle aree depresse (legge 488/1992)”, la costruzione della metropolitana di Napoli “ha trovato la sua fonte normativa e finanziaria nella legge obiettivo del 2001 (n. 443/2001)”. Ovvero in una “disciplina che, nonostante fosse improntata alla semplificazione delle procedure di approvazione e realizzazione di opere pubbliche strategiche, ha trovato un forte limite alla realizzazione delle grandi infrastrutture strategiche nel fatto che le opere stesse non fossero fin dall’inizio finanziate al 100%, ma – come si rileva dalla disanima della tante fonti elencate nei suesposti quadri economici — hanno trovato progressivamente la propria copertura, anche con fonti risalenti ad anni molto recenti”. Ad esempio i Fondi Sviluppo e Coesione 2021/2027. “Come tutte le opere rientranti nella legge obiettivo – argomenta il Comune di Napoli – l’approvazione dei progetti e l’assegnazione dei contributi statali per le linee metropolitane di Napoli avveniva attraverso delibere Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, ndr), che contestualmente confermavano la copertura economica integrale dell’intervento”. Per l’amministrazione, “conseguentemente solo con la approvazione in Cipe le risorse vengono iscritte nel bilancio del Comune consentendo così la consegna della progettazione esecutiva e la successiva realizzazione degli interventi”.

Palazzo San Giacomo aggiunge che “inoltre, a valle della assegnazione sovente le convenzioni regolanti il trasferimento dei fondi già assegnate vengono sottoposte al Comune con notevole ritardo, determinando da subito una criticità (mediamente 2-3 anni)“. E ciò, si sostiene, “per ragioni che sfuggono dal controllo di questo Ente”. Il meccanismo di pagamento dell’opera è sancito nel Capitolato di Concessione risalente al 1983. Si prevede “che il Concessionario sottoscriva il Sal (Stato di Avanzamento Lavori, ndr) e il Certificato di pagamento, redatti con cadenza bimestrale, e li trasmetta all’ufficio del Comune che ha 45 giorni per l’istruttoria e il pagamento, aumentati a 60 gg per la tratta Cdn – Capodichino”. Una volta istruito il Sal l’ufficio fa l’ammissione a pagamento e “contestualmente, formula istanza di erogazione agli enti finanziatori”. Questo accade, si afferma, “non avendo potuto il Comune procedere ad una anticipazione di Cassa per le condizioni di predissesto che hanno caratterizzato l’Ente”. A seguito delle istanze di pagamento gli Enti finanziatori avviano l’istruttoria di competenza “e trasferiscono, in tempi non governabili dall’ Amministrazione comunale (mediamente 6 mesi-3 anni)”. Insomma, il Comune di Napoli si discolpa: “I tempi di istruttoria e di trasferimento delle risorse da parte degli Enti pertanto sono molto più lunghi rispetto a quelli contrattuali costituendo la parte più consistente dei ritardati pagamenti”. Anzi, Palazzo San Giacomo punta il dito contro Roma. Nella delibera sono infatti allegate alcune schede, con le tempistiche intercorrenti tra “programmazione – assegnazione e materiale trasferimento dei finanziamenti da parte del Ministero”. Il quale, per il Comune, “risulta l’Ente finanziatore da cui determinano i maggiori ritardi”.

Oltre a tutto ciò, “si aggiunge che il Comune di Napoli, ente in riequilibrio finanziario pluriennale dal 2013, ha attraversato negli anni coincidenti con quelli di realizzazione delle opere della metropolitana una profonda crisi finanziaria, conclamata dallo squilibrio di molteplici parametri finanziari”. Tra essi si cita “una sistematica crisi di cassa causata dalla scarsa capacità di riscuotere le entrate proprie correnti, sia tributarie sia extratributarie, entrambe sia di natura ordinaria (tributi e entrate patrimoniali), sia di natura straordinaria (recupero dell’evasione)”. In più, “la debolezza di cassa è stata accentuata dalla costante riduzione dei trasferimenti erariali proprio a partire dall’anno di ingresso del Comune in riequilibrio finanziario pluriennale”. Qui la causa evocata sono le “politiche di tagli operate dallo Stato sulla finanza derivata degli enti locali”. Il Comune sottolinea: “La crisi di liquidità, confermata fino al 2020 dal ricorso all’anticipazione di tesoreria e all’utilizzo continuativo dei fondi vincolati per il pagamento delle spese correnti, è stata il fattore che ha causato l’incapacità dell’ente di rispettare le tempistiche di pagamento dettate dal D.lgs. 231/2002”. Dal 2021, tuttavia, “la situazione di cassa è mutata in senso favorevole, poiché è da tale anno che l’approccio delle norme di finanza pubblica alle crisi finanziarie degli enti locali è mutato, in applicazione dei principi esposti nelle sentenze della Corte costituzionale n. 4/2020 e n. 115/2020″. Sempre nel 2021, il Comune di Napoli “ha ricevuto i primi consistenti trasferimenti a fondo perduto destinati alla riduzione del disavanzo”, dovuti a norme della Finanziaria. E nel 2022 è entrato il vigore il Patto per Napoli. Una misura di sostegno resa possibile dalla legge di Bilancio, suggellata nell’Accordo per il ripiano del disavanzo e il rilancio degli investimenti, firmato con il premier Mario Draghi. “Infine, nel 2024 – assicura l’amministrazione -, consolidata la capacità dei propri flussi di cassa in entrata di sostenere i flussi in uscita, il Comune ha definitivamente completato l’organizzazione del proprio ciclo dei pagamenti realizzando tutte le misure previste” dal Patto per Napoli. Per questo, adesso a Palazzo San Giacomo filtra ottimismo. “Pur a fronte degli oneri da ritardato pagamento finora maturati – garantisce la delibera -, la situazione finanziaria ed organizzativa del Comune è tale da poter garantire la puntualità dei pagamenti, anche per opere di rilevante valore come quelle oggetto della proposta e anche in anticipazione rispetto alle rimesse degli enti finanziatori”. A detta della giunta comunale, “tale costatazione fa da presupposto all’avvio della risoluzione della controversia con il concessionario”.