- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Napoli – A Miano in poche ore sono state raccolte oltre duemila firme per dire no all’arrivo di 300 rom alla caserma Boscariello. In seguito all’incendio dello scorso 27 agosto che ha distrutto buona parte del campo rom di via Cupa Perillo, l’amministrazione comunale ha deciso di sgombrare l’area a causa dei fumi tossici  sprigionati nell’ambiente e di conseguenza di trovare una sistemazione alle decine di famiglie che abitavano nel campo. Una piccola parte sono stati trasferiti temporaneamente all’auditorium di Scampia, gli altri 300 circa invece dovrebbero essere trasferiti a Miano ma la popolazione “insorge”.

L’iniziativa è stata promossa dall’associazione “Miano Protagonista”, che chiede formalmente all’amministrazione comunale di evitare un arrivo in massa dei rom nel quartiere. Questa richiesta sarà ribadita stamattina all’intero del consesso partenopeo in via Giuseppe Verdi durante la discussione del punto all’ordine del giorno sulla questione rom.

Sono giunti numerosi in piazza Madonna dell’Arco, vicino l’ex birreria Peroni, per manifestare il proprio dissenso. Nella scheda d’adesione alla raccolta firme si legge: “Dopo i misfatti di Scampia, dove fino ad oggi l’incendio del campo rom non ha colpevoli, ma soprattutto non si conoscono i mandanti, inizia il balletto di dove collocare numerose famiglie rom da sfollare. I rom, come gli immigrati, per svariate associazioni sono fonti di risorse destinate a pseudo progetti di integrazione sociale. Noi dell’associazione di Miano non vogliamo cadere nell’errore di essere visti come razzisti e inumani nei confronti dei rom”.

Lella Apredda, tra le principali esponenti di Miano Protagonista, ribadisce il concetto: “Miano è già un quartiere privo di servizi e accogliere 300 rom significherebbe peggiorare la situazione. Bisogna ricordare che qui c’è un elevato tasso di disoccupazione e criminalità. La soluzione migliore sarebbe che queste persone siano ricollocate in diversi quartieri della città e non concentrarli tutti in un punto. In questo modo l’accoglienza sarebbe più facile da gestire ed anche qui, se ad esempio arrivassero non più di 10 famiglie”.