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Torna ad allargarsi il divario tra Sud e Centro-Nord, dopo un triennio 2015-2017 di seppur debole ripresa del Mezzogiorno. È quanto si legge nelle anticipazioni del Rapporto Svimez 2019 su «L’economia e la società del Mezzogiorno», diffuso nella giornata di ieri, giovedì 1 agosto. L’Italia — chiarisce il report — farà registrare una sostanziale stagnazione, con un incremento lievissimo del Pil dello 0,1 per cento.

La vera emergenza al Sud? più emigrati che immigrati.  Le persone che sono emigrate dal Mezzogiorno sono state oltre 2 milioni nel periodo compreso tra il 2002 e il 2017, di cui 132.187 nel solo 2017. Di queste ultime 66.557 sono giovani (50,4%, di cui il 33,0% laureati, pari a 21.970). Il saldo migratorio interno, al netto dei rientri, è negativo per 852 mila unità. Nel solo 2017 sono andati via 132 mila meridionali, con un saldo negativo di circa 70 mila unità. La ripresa dei flussi migratori rappresenta la vera emergenza meridionale, che negli ultimi anni si è via via allargata anche al resto del Paese. Sono più i meridionali che emigrano dal Sud per andare a lavorare o a studiare al Centro-Nord e all’estero che gli stranieri immigrati regolari che scelgono di vivere nelle regioni meridionali. In base alle elaborazioni della SVIMEZ, infatti, i cittadini stranieri iscritti nel Mezzogiorno provenienti dall’estero sono stati 64.952 nel 2015, 64.091 nel 2016 e 75.305 nel 2017. Invece i cittadini italiani cancellati dal Sud per il Centro-Nord e l’estero sono stati 124.254 nel 2015, 131.430 nel 2016, 132.187 nel 2017. Questi numeri dimostrano che l’emergenza emigrazione del Sud determina una perdita di popolazione, soprattutto giovanile, e qualificata, solo parzialmente compensata da flussi di immigrati, modesti nel numero e caratterizzati da basse competenze. Tale dinamica determina soprattutto per il Mezzogiorno una prospettiva demografica assai preoccupante di spopolamento, che riguarda in particolare i piccoli centri sotto i 5 mila abitanti.

In Campania, nel 2018, c’è la crescita zero del PIL, determinata da un rallentamento dell’industria che aveva trainato la regione negli anni scorsi e soprattutto da quello negativo dei servizi. Ciò dopo che nel 2017 il prodotto lordo aveva continuato a crescere dell’1,8%. Nella regione, le costruzioni vanno bene (+4,7%), l’agricoltura si attesta a +1,1%, mentre l’industria in senso stretto realizza un modesto +0,5%. In controtendenza i servizi, che pesano molto sul complesso dell’economia campana, in calo di -0,3%. Va sottolineato che nel complesso del periodo 2015-18 con il +4,5% di crescita del PIL la Campania è stata una delle regioni più dinamiche del Paese.