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Napoli – Affitti d’oro e schiamazzi senza sosta, il lato oscuro della movida napoletana torna a riproporsi in tutta la sua veemenza. L’ultimo, inquietante episodio risale a stamattina e ha visto finire sotto tiro un commerciante del centro storico di Napoli. Il malcapitato è stato avvicinato da due individui all’interno del proprio negozio, i quali senza tanti giri di parole gli hanno intimato di farsi «gli affari propri» al fine di evitare «guai peggiori». La vittima designata ha infatti l’unica “colpa” di aver in passato protestato contro i rumori molesti che provenivano dal locale sottostante la propria abitazione, nella zona Bellini. Quel club ha chiuso i battenti qualche tempo fa, ma adesso starebbe per riaprire sotto una nuova gestione. Motivo per il quale il commerciante ha deciso di rivolgersi al proprio amministratore di condominio per avere dei chiarimenti. Non l’avesse mai fatto.

Non appena la notizia è giunta alle orecchie del titolare dell’immobile e al futuro gestore del baretto, i messaggi intimidatori non si sono fatti attendere. A riferire la circostanza è il Comitato per la Quiete pubblica e la Vivibilità cittadina, che danni si batte per arginare il fenomeno della movida selvaggia: «Questa vicenda – spiega il presidente Gennaro Esposito – dimostra che i proprietari percepiscono un sacco di soldi dai canoni di locazione e sanno bene cosa andranno a fare i loro villici conduttori. Noi però non molliamo. La nostra solidarietà va al nostro associato che dimostrato tra l’altro di non avere alcuna intenzione di arretrare». Il commerciante, nonostante l’inquietante messaggio ricevuto, avrebbe infatti subito intimato ai due uomini di lasciare il proprio negozio. La sgradita visita sarebbe stata tra l’altro ripresa dall’impianto di videosorveglianza interna del locale.

Quello della movida selvaggia a Napoli è un fenomeno ormai pressoché fuori controllo, dal centro storico al Vomero, passando per Bagnoli e Coroglio: nessun quartiere sembra esserne esente. Il livello di saturazione raggiunto dal settore è diventato tale che i proprietari degli immobili si spingono sempre più ad affittare persino dei veri e propri sottoscala nati come depositi, con tutti i rischi che questa linea può comparte sotto il profilo della sicurezza in caso di emergenza: «Queste strutture – spiega l’avvocato Esposito – necessitano di speciali autorizzazioni da parte dell’Asl per ottenere il cambio di destinazione d’uso, motivo per il quale spesso ne sono del tutto sprovvisti. I pericoli che l’utenza sono però molto elevati, basti pensare a cosa potrebbe accadere, ad esempio, in caso di incendio. In questo caos amministrativo a guadagnarci sono solo due categorie, i gestori dei baretti e i locatori, che in alcuni casi arrivano a incassare fino a quasi 2mila euro per affittare queste “trappole”». Il tutto con buona pace del vicinato.