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Napoli – Ieri sera al San Paolo è stata festa grande per il big match di Champions League che ha visto il Napoli impegnato contro il Barcellona di Messi nell’andata degli ottavi di finale. Partita che però è capitata nel bel pieno dell’emergenza coronavirus in Italia scoppiata sabato scorso.

E nonostante in Campania ad oggi ancora nessuno sia stato contagiato, l’allarme è alto e da più parti sul web si era manifestata apprensione intorno la partita di ieri che avrebbe riunito in un unico luogo, il tempio di Fuorigrotta, più di 50 mila persone. La gara è stata però disputata regolarmente.

Poco prima dell’inizio è andato in scena un simpatico siparietto che però, di questi tempi, ha un valore e una potenza ben più forte. E’ un gesto che parla di accoglienza e di lotta all’odio e alla discriminazione. Ad un certo punto infatti in un settore del San Paolo arriva un tifoso del Napoli, vestito di tutto punto con i gadget della sua squadra del cuore pronto per la grande notte di Champions League. Il tifoso però è di chiare origini cinesi. Prima di sedersi si guarda intorno. Qualcuno comincia a notarlo e per qualche attimo il tempo sembra fermarsi in un silenzio surreale.

All’improvviso però il tifoso napoletano di origini cinesi comincia a parlare agli altri tifosi lì vicino alzando la voce per farsi sentire da tutti. E’ allegro ma determinato: “Io non ho il coronavirus, state tranquilli”. E tutto intorno il silenzio degli attimi precedenti si trasforma in applausi fragorosi ed il tifoso napoletano viene accolto tra quelli che, forse per una notte ma l’augurio è che sia per sempre, sono i suoi fratelli.

Perché la magia dello sport e del calcio, e probabilmente anche dell’antico codice genetico impresso nella storia millenaria di questa città di mare che in alcuni napoletani è ancora vivo, possono fare miracoli anche di questi tempi. Tempi bui e difficili dove un cinese viene preso a bottigliate in faccia a Vicenza solo perché ha gli occhi a mandorla, anche se non va in Cina da 20 anni e anche se al momento in Italia non c’è neanche un solo caso accertato di italiano infettato da un cittadino cinese. Nell’85% dei casi di coronavirus si guarisce spontaneamente in due giorni. La lotta al razzismo e alla discriminazione invece è ben più dura.