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Napoli – Quando ci si muove a Napoli, facendo lo slalom tra un marciapiede pieno di buche e un po’ di motorini piazzati su strada, capita di imbattersi in degli strani “aggeggi”: si tratta di colonne di metallo, allineate in un’unica fila e provviste di ripiani orizzontali. Sono gli stalli del “bike sharing”, ossia il progetto ecosostenibile del Comune che consentirebbe di utilizzare una bicicletta per spostarsi in città, pagando una tariffa oraria e con l’obbligo di riconsegnarla al termine dell’utilizzo. Per meglio dire, consentiva, visto che le postazioni sono vuote e vengono impiegate come poggia oggetti o, all’occorrenza, sediolini.

Un flop che sarebbe costato quasi 2 milioni di euro e su cui aleggiano le domande più disparate: che fine hanno fatto le bici? Come mai gli stalli sono lasciati lì, alle intemperie, senza servire all’uso per il quale erano stati messi? Soprattutto, Napoli manterrà il suo interesse verso l’ambiente, più volte sbandierato nelle occasioni ufficiali dall’amministrazione pubblica o siamo destinati a morire tra smog e cemento?

Per scoprirlo, occorre tornare a ritroso nel tempo: l’appalto per la gestione del servizio di bike sharing era stata affidato a una società, la Cleanap che, nell’ambito del progetto “Smart cities and Communities” finanziato dal Miur, aveva vinto un bando per dare il via alla sperimentazione dell’attività. Sperimentazione avvenuta nell’anno 2014/2015 e terminata senza possibilità di continuazione. Da allora, i mezzi sono spariti nel nulla e di questa bella idea non si è saputo più niente. A ottobre 2018 era stato indetto un nuovo bando di appalto, scaduto un mese fa e andato deserto: la Cleanap non si occupa più della cosa né sembra che qualcun altro sia interessato a farlo. A chiarire il “mistero” ci ha pensato Alessandra Clemente, assessore con delega proprio alla mobilità sostenibile: “Non era possibile che Cleanap proseguisse il servizio perché, se lo avesse fatto, a livello europeo sarebbe passato come ‘aiuto di Stato’, cosa vietata dai regolamenti comunitari: non si possono creare situazioni di vantaggio verso soggetti economici che ricevono finanziamenti pubblici” – spiega -. “Da parte nostra, abbiamo anche fatto dei tentativi con il Miur affinché proseguisse la collaborazione con la società ma senza successo”.

Ora, dunque, l’unica via percorribile è quella di trovare un nuovo soggetto che si faccia carico dell’esercizio. Al momento le vecchie bici sono state rigenerate e riconsegnate a chi ha predisposto il finanziamento, cioè il Ministero, e appunto nessuno si è fatto avanti: “L’ultimo bando è andato deserto perché conteneva un errore di fondo: non può esserci una gestione unica del servizio in tutta la città. Oggi siamo pronti a farne un altro, che conterrà l’ipotesi di più operatori per aree diverse”. Come dire: “frammentando” la prestazione magari qualcuno prenderà a cuore le sorti “green” dei cittadini. Intanto, la prossima settimana in Giunta si discuterà di questa proposta e anche dell’eventualità di fornire ai cittadini dei monopattini, così chi vorrà potrà andare a lavoro in maniera più facile. Al netto dei fossi, si intende.

di Ornella d’Anna