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Napoli – Notte d’inferno, quella appena trascorsa a Napoli. Un bollettino di guerra che restituisce la cifra di un’emergenza che rimanda dritto all’incubo dell’ultima emergenza rifiuti. Nel giro di dodici ore sono stati incendiati ben ventidue cassonetti per la raccolta differenziata. La sala operativa dei vigili del fuoco del comando provinciale è stata infatti letteralmente presa d’assalto da centinaia di telefonate di residenti terrorizzati. Pesantissima la conta finale dei danni, superiore ai 20mila euro. Soldi che adesso dovrà sborsare l’amministrazione comunale e, di riflesso, tutti i cittadini.

Gli incendi registrati la notte scorsa sono stati dunque ventidue e sono avvenuti tutti nella zona del centro storico della città: epicentro piazza Dante, con svariati episodi poi consumatisi all’interno di un raggio di due chilometri di distanza. Alcune campane della differenziata sono state però date alle fiamme anche nella zona del lungomare, in particolare in via Chiatamone, e nella parte “alta” di via Santa Teresa degli Scalzi. Trascorsa la notte e domati i roghi, la vicenda è ora al vaglio delle forze dell’ordine e del Comune che sul punto vogliono vederci chiaro. L’ipotesi al vaglio, infatti, è che dietro questa nuova raffica di incendi possa esserci una strategia ben precisa. Mirata a cosa non è però al momento dato saperlo.
 
Raffaele Del Giudice, assessore comunale all’Ambiente, dalle prime luci di oggi è al lavoro con una serie di sopralluoghi mirati: «Stiamo cercando – spiega – di raccogliere più informazioni possibili parlando con i cittadini e con chiunque possa aver visto qualcosa. Di certo c’è che i danni sono già enormi, sia per l’ambiente, visto che sono state incendiate soprattutto campane per la raccolta della plastica, che per le casse dell’Asìa. I roghi hanno infatti colpito soprattutto i raccoglitori di ultima generazione. Parliamo di campane costano tra gli 800 e i 1.300 euro ciascuna. Considerando che soltanto la scorsa notte ne sono state distrutte ventidue, il conto è presto fatto». L’assessore Del Giudice fa però sapere di non avere alcuna intenzione di mollare la presa e di voler andare fino in fondo in questa storiaccia: «Già due anni fa furono bruciate numerose campane, oltre dieci in poche ore, poi si scoprì che ad appiccare i roghi era una persona affetta da disturbi psichici. In questo caso il movente non è ancora chiaro». L’ipotesi di un sabotaggio ai danni di Asìa non sembra però al momento convincere troppo Del Giudice: «Ad oggi – spiega – il servizio di raccolta dei rifiuti è stato totalmente internalizzato e dunque reso pubblico. Escluderei dunque interessi “esterni”. Piuttosto mi appello ai cittadini. Chiunque abbia visto qualcosa o abbia informazioni su quanto sta accadendo mi scriva sulla mia mail [email protected]. Da parte mia ci sarà la massima garanzia di anonimato».