Tra le tante scelte scellerate, forse, quella di Calzona potrebbe rappresentare l’ancora di salvataggio in una stagione scellerata sotto tutti i punti di vista, quella del dopo scudetto.
I numeri, alla fine, sono impietosi, la zona Champions si è allontanata, anche se al Napoli manca una gara: il frutto della gestione Garcia-Mazzarri che messi insieme non hanno contribuito al collegamento con quella squadra di Spalletti che ha scritto la storia.
Al presidente De Laurentiis, adesso, solletica l’idea del secondo cambio e questa volta non sarebbe banale: un allenatore con doppio incarico non è frequente nel calcio, molto di più nel basket.
Calzona è il ct della Slovacchia, conosce la realtà avendo collaborato con Sarri e con Spalletti e soprattutto rappresenta la chiave per l’introduzione di un nome che farebbe solo bene a una squadra in crisi di identità.
La sua presenza potrebbe portare in dote, con vista sul futuro, quel Marek Hamsik che potrebbe tornare a casa con un abito diverso: il filo conduttore tra squadra e società, un po’ come l’Ibrahimovic del Milan o il Totti alla Roma.
E ‘Marekiaro’ di napoletanità ne ha da vendere, potrebbe far capire cosa significa indossare quella maglia e farlo con lo scudetto cucito al petto, un piacere che lo slovacco avrebbe voluto vivere in prima persona e da capitano ma non ci è mai riuscito. Spiegare a questi atleti cosa significa entrare nel Maradona con quel simbolo inseguito per 33 anni, forse, potrà essere il grimaldello nell’orgoglio degli attuali protagonisti, solo lontani parenti di quelli visti meno di un anno fa.
Sarebbe il modo migliore per Calzona di presentarsi, sarebbe la scelta più logica e popolare di De Laurentiis che, almeno una volta, potrebbe lasciarsi guidare dalla volontà popolare e non dalla gestione cinematografica del pallone.