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Napoli – Doveva essere il simbolo del “nuovo corso” del quartiere: un’ex sede dello stazionamento dei filobus che si trasformava in centro sociale. Non a piazza del Gesù o in altre zone di Napoli, no: al Vomero. Punto nevralgico della borghesia collinare, il quartiere – nel perimetro compreso tra via Menziger e via Verrotti, a ridosso di piazza Immacolata, si preparava ad accogliere la “Casa della socialità”.

Un luogo innovativo, che avrebbe dovuto ospitare concerti, presentazioni di libri, convegni, spettacoli teatrali, destinati ai giovani e anche agli anziani (il Vomero detiene la percentuale più alta di over 65 della città, nrd.), anche in orario serale. I lavori sono iniziati a febbraio 2018 e sono terminati a settembre dello stesso anno: sono state completate le parti idrauliche, è stato messo a norma l’apparato elettrico e sono state effettuate anche le opere di tinteggiatura e rimodernamento della superficie, poco più di 100 metri quadrati in totale. Su uno dei lati dell’edificio campeggia perfino una scritta in memoria dell’ex presidente Pertini. Tutto pronto, insomma. Ma la “Casa” non ha aperto mai. “Siamo in attesa della formalizzazione degli allacci delle utenze” – spiegano dalla Municipalità -. “Però è pronta e partirà. Solo che bisogna prima organizzare gli interni e vanno fatti i collaudi. Ma per farli sono necessari acqua, luce e gas che ancora non ci sono”. Quando ci saranno? Non si sa. Gli amministratori sottolineano che aspettano, a loro volta, decisioni “dall’alto”; nel frattempo, il bianco dell’intonaco esterno sta già, lentamente, sbiadendo sotto il peso dell’incuria e delle solite lungaggini burocratiche.

L’ex sede dei filobus, poi divenuta sottostazione elettrica dell’allora Atan all’Arenella, negli anni serviva come snodo di transito e fermata dei mezzi pubblici, quando tutt’intorno ancora non c’erano spazi verdi e marciapiedi. Da qui, da piazza Immacolata, partivano i tram e gli autobus degli anni Ottanta. Una volta dismessa, quella era diventata la dimora preferita di parecchi senza tetto della zona, soprattutto durante l’inverno. Per molti anni, guardando attraverso le finestre semiaperte, vi si potevano scorgere rifiuti e materiali abbandonati. L’idea di trasformarla in un centro sociale è costata quattrocentomila euro, di cui sessantamila solo per rispettare le norme europee di messa in sicurezza. Per avere l’appalto, è stata necessaria anche un’aspra battaglia, iniziata negli anni Novanta con l’allora presidente Coppeto e portata avanti da Paolo De Luca. Fino ad ora, senza successo.

di Ornella d’Anna