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Napoli – A Napoli il momento fondamentale del Natale è a tavola, quando ci si riunisce in famiglia e si dà inizio alle festività. Si parte con la cena della vigilia, la sera del 24 dicembre. La tradizione vuole che il menù comprenda piatti a base di pesce.

Per i napoletani un’usanza antica è quella di recarsi nella notte dell’antivigilia di Natale al mercato del pesce. Tra i mercati più famosi nel periodo natalizio c’è quello di Porta Nolana, quello di Vico Soprammuro o ancora il mercato della Pignasecca, dove oltre le specialità ittiche è possibile trovare anche bancarelle stracolme di dolci e altri prodotti della trazione. Le famiglie napoletane sono numerosissime, è quasi d’obbligo sovraffollare le tavole per sentire meglio il calore degli affetti. Il menù della tradizione prevede piatti prestabiliti, che rappresentano un orgoglio di cui far sfoggio durante la cena. I prodotti ittici presi all’assalto sono: vongole, astice, spigole, capitone e i frutti di mare
La spesa complessiva per l’acquisto del pesce si aggira tra 120 e 160 euro in media per una famiglia di circa 10 persone. Se si considera che i prezzi delle vongole variano tra i 15 e i 18 euro al chilo, 30/35 euro è il costo dell’astice, tra i 12 e 20 le spigole, che molto variano in base alla tipologia scelta. Le più costose sono quelle di mare che possono arrivare anche a circa 25 euro al chilo. Gamberi e calamari sono invece i prodotti meno cari, insieme al baccalà ma il cui prezzo dipende molto dalla quantità di pescato data l’ampia richiesta per i giorni di festa. Quello che per superstizione non potrebbe proprio mancare in tavola al cenone della vigilia è il capitone, il cui prezzo si aggira intorno ai 20 euro al chilo. Il capitone, con le sue sembianze da rettile, rappresenterebbe il serpente e quindi il demonio. Secondo l’usanza deve essere acquistato il 23 dicembre, portato vivo a casa e ucciso da una donna, che rappresenta l’allegoria della Madonna che schiaccia con il piede il tentatore. Mangiare il capitone, è dunque un modo per allontanare il male.

Purtroppo sono sempre meno le famiglie che tengono fede a queste tradizioni, un po’ perché l’introduzione di altri piatti internazionali ha modificato i gusti e un po’ perché i giovani, impegnati nel mondo del lavoro e abituati ai piatti veloci, non sono più  in grado di preparare le pietanze tipiche. Il patrimonio culinario  è parte fondamentale della cultura stessa di un popolo ed è quindi è importante preservare e tramandare queste tradizioni.