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Napoli – Lungo approfondimento oggi in commissione Trasparenza, presieduta da Domenico Palmieri, sui contenuti della procedura di attribuzione delle progressioni economiche orizzontali (PEO) ai dipendenti comunali. Sono intervenuti il vicesindaco Enrico Panini, il segretario generale Patrizia Magnoni e la funzionaria dell’Area Risorse umane Vanessa Cioffi.

Molte le perplessità, ha chiarito il presidente Palmieri in apertura, che hanno portato alla convocazione della riunione di oggi; perplessità che partono dai contenuti del regolamento alla base della procedura e sulle modalità di attribuzione dei punteggi che hanno concorso all’elaborazione della graduatoria finale.

Prima degli interventi di carattere tecnico e politico degli uffici e dell’assessore, i consiglieri presenti hanno posto una serie di domande collegate agli aspetti più dibattuti della questione.

Andrea Santoro (Misto – Fratelli d’Italia) ha criticato la scelta di prendere in considerazione, per la valutazione, il triennio antecedente all’approvazione del regolamento sulle PEO senza che in quegli anni siano stati formalizzati chiaramente ai dipendenti i carichi di lavoro e gli obiettivi da raggiungere. La valutazione diventa così esclusivamente ancorata alla discrezionalità del dirigente e non basata su criteri oggettivi. Ancora più criticabile è poi l’aver inserito, per la valutazione dell’esperienza professionale, il criterio delle assenze per malattie gravi, che hanno penalizzato anche chi aveva ottenuto valutazioni positive di performance.

Matteo Brambilla (Movimento 5 Stelle) ha aggiunto a quelle di Santoro altre considerazioni: il peso eccessivo attribuito alla valutazione delle performance nell’ambito del giudizio complessivo; la possibilità, nei casi di avvicendamento nella dirigenza, che la valutazione sia stata fatta da una persona che non ha avuto la possibilità di conoscere le qualità professionali dei dipendenti; la mancata indicazione ai dipendenti degli obiettivi da raggiungere ai fini della valutazione.

Laura Bismuto (Misto) ha osservato che i tempi ristretti della procedura hanno imposto un superlavoro ai dirigenti, al quale è corrisposto un diffuso malcontento dei dipendenti rispetto alle valutazioni; malessere che riguarda tutti i settori della macchina comunale. È evidente che si è trattato di un’operazione in cui è mancata una valutazione di tipo meritocratico; per questo va trovata una soluzione per il futuro con opportune modifiche al regolamento.

Fulvio Frezza (Misto) ha ricordato che tutto fa riferimento al contratto e al regolamento sottoscritti dai sindacati, i cui contenuti vanno attentamente approfonditi per intervenire con delle modifiche, soprattutto rispetto ai punti sui quali sono state sollevate le maggiori perplessità.

Vincenzo Moretto (Prima Napoli) ha ricordato che lo spazio di operatività delle norme regolamentari era già stato delimitato in modo stringente dal contratto nazionale, ferma restando la possibilità dei dirigenti chiamati alle valutazioni di prendere in considerazione tutti gli elementi possibili prima di esprimere un giudizio.

Per Roberta Giova (La Città) il criterio della discrezionalità dei dirigenti ha assunto il valore di “salvacondotto”, prevalendo su ogni altro elemento oggettivo. Sono proprio i criteri oggettivi, invece, quelli che possono garantire tutti e tutelare l’Amministrazione rispetto ai numerosi contenziosi che ora si apriranno.

La funzionaria dell’Area Risorse umane Vanessa Cioffi ha chiarito preliminarmente che le schede di valutazione dei dirigenti non sono state sottoposte a nessuna verifica di merito da parte di altri soggetti, ma solo, eventualmente, a controlli di correttezza procedurale. Tutta la complessa procedura ha avuto alla base il contratto di comparto decentrato che prevedeva l’attribuzione delle PEO nel 2019 a una percentuale limitata di dipendenti, ed è sempre il contratto nazionale a prevedere che per l’attribuzione occorre fare riferimento alla valutazione delle performance nel triennio precedente, assegnando ad esse un peso determinante. Per questo si è ritenuto di dover contemperare questo elemento con la previsione di altri due aspetti: il computo dell’esperienza professionale e la valutazione delle competenze acquisite. Anche qui, però, è sempre il contratto a indicare chiaramente che ai fini della valutazione dell’esperienza va considerato il lavoro effettivamente svolto; ciò al netto dei giorni di assenza, che sono stati comunque calcolati, prevedendo un elemento di maggior favore per il dipendente, considerando l’anno solare e non quello dei giorni lavorativi effettivi.

Il vicesindaco Enrico Panini ha dichiarato che, anche alla luce della propria esperienza professionale, non esiste un sistema di valutazione perfetto e basato esclusivamente su elementi oggettivi. Il contratto indica chiaramente il peso da attribuire ai diversi elementi che rientrano nel giudizio complessivo e fa riferimento agli anni pregressi perché non è uno strumento di incentivazione che prevede obiettivi da raggiungere. La valutazione del numero delle assenze, poi, non è rilevante, ma è imposta dalla necessità di valutare la prestazione effettivamente svolta, ferme restando le tutele che la legge collega ai diversi tipi di assenza dal luogo di lavoro.

Il segretario generale Patrizia Magnoni, dopo aver ricordato la propria incompetenza rispetto al tema in discussione, ha espresso considerazioni basate su esperienze professionali pregresse, concordando sulla difficoltà di elaborare procedure di carattere esclusivamente oggettivo ed evidenziando come, sulla base delle obiezioni sollevate dai consiglieri, ci sia la necessità di apportare correttivi ad alcuni dei contenuti del regolamento.