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Quello che è successo a gennaio e durante l’anno non è che mi ha reso proprio felice. Solo l’ultima settimana sono arrivati giocatori come McTominay, Gilmour, Neres, Lukaku… Arriviamo a gennaio e tutti quanti sapete benissimo cosa è successo. Io penso di essere stato molto bravo a incassare, a non dare alibi ai miei calciatori, a non dare soprattutto alibi a me stesso. Perché comunque va via il giocatore più forte (Kvaratskhelia, ndr), dovevamo prendere un difensore e invece rimane Rafa Marin, al quale avevamo promesso di mandarlo a giocare. Diciamo che per noi gennaio è stato disastroso da questo punto di vista, a livello di progettualità”. Così Antonio Conte nella seconda parte dell’intervista a “Federico Buffa Talks” su Sky Sport.
“Fino ad allora non avevamo avuto neanche un infortunio, poi iniziano ad arrivare – racconta il tecnico campione d’Italia – Qualcuno ha detto che ne abbiamo avuto tanti, ma siamo stati la seconda squadra ad averne avuti meno in tutto il campionato. Il problema è che la rosa era proprio tirata, scarna. Quindi siamo stati bravi a compattarci, a utilizzare tanto di quello studio, perché abbiamo cambiato anche diverse situazioni tattiche e siamo arrivati alla fine con la convinzione di potercela fare”.
“Abbiamo costruito un gruppo molto coeso e molto unito, granitico, con cui alla fine abbiamo vinto il campionato – sottolinea Conte – Tutti gli allenatori che sono sotto contratto, alla fine della stagione hanno un resoconto con la società: si parla delle cose che sono andate bene e, anche se si vince, si parla delle cose che sono invece da migliorare. Sicuramente c’era un confronto che io dovevo fare con il club, che a sua volta era forte del fatto che avessi firmato tre anni di contratto.
Nel momento in cui ho avuto rassicurazioni abbiamo continuato. Anche perché, comunque, c’è uno scudetto da difendere, c’è un lavoro da tutelare. Quello che mi è dispiaciuto è che su una possibilità di un eventuale divorzio tra me e il Napoli, a un mese o un mese e mezzo dalla fine del campionato si sia iniziato a parlare di me alla Juventus”.
 
L’anno fermo è stato per me fondamentale, quello dopo il Tottenham. Sono rimasto a casa e ho studiato veramente tanto”. Parole di Antonio Conte, rilasciate nella seconda parte dell’intervista a “Federico Buffa Talks” su Sky Sport.
Avevo scelto di fermarmi perché quando sei concentrato sulla tua squadra non vai a vedere situazioni interessanti che possono esserci in giro in Italia, in Premier o in Europa. Così ho sfruttato la sosta forzata per studiare tanto col mio subbuteo che c’è sempre. Tante situazioni le rivedo lì. Per me è di grande aiuto vedendo e registrando tantissime partite”.
Il tecnico leccese ribadisce poi di non avere avuto mai contatti con la Juventus durante la fine del campionato. “Non ho mai parlato con nessuno, non solo con la Juve, anche con altri club. Dovevo parlare prima con il Napoli per una questione morale, seria. Nessuno mi ha puntato la pistola quando ho firmato col Napoli – ha aggiunto – Avevo doveri morali con città e tifosi. A chiunque ha provato ad avvicinarsi ho detto che non avrei parlato con nessuno fino a quando non avrò parlato con De Laurentiis. Ma leggere certe cose mi ha creato anche problematiche che ho dovuto gestire coi calciatori. Ci stavamo giocando lo scudetto e non è bello che i giocatori leggono che l’anno dopo vado via. Non è stato bello. A me non sarebbe piaciuto da calciatore. Ecco perché dico che spesso vengono fatte cose gratuite che fanno comode ai media”.
Per Conte il rapporto con il mondo Juve non si è incrinato: “Solo gli stupidi possono andare dietro a queste cose. Per me la Juventus è, era e sarà sempre la Juventus. Quindi nessuno, come ho detto, anche col Lecce, potrà mai inficiare il mio sentimento nei confronti della mia storia, di dove sono cresciuto. Mi dà fastidio perché tante volte dietro il mio personaggio tanti ci marciano. Tanti sono degli avvoltoi, perché comunque mi rendo conto che il mio nome è diverso rispetto a tanti”. 
 
“Non ho mai parlato con nessuno, non solo con la Juventus, anche con altri club. Dovevo parlare prima con il Napoli per una questione morale, seria. Nessuno mi ha puntato la pistola quando ho firmato col Napoli e avevo doveri morali con città e tifosi. A chiunque ha provato ad avvicinarsi ho detto che non avrei parlato con nessuno fino a quando non avrò parlato con De Laurentiis”. Lo ha detto il tecnico del Napoli Antonio Conte in un’intervista a Sky Sport al “Federico Buffa Talks”, spiegando il suo percorso per rimanere con il club azzurro.
Il tecnico azzurro parla poi di alcuni degli eroi del Napoli scudetto: “McTominay – spiega – lo conoscevo benissimo, è cresciuto in Premier col Manchester. Lo vedevo che quando giocava era sempre impattante ma vedevo che non veniva utilizzato in maniera determinante e da uomo cardine dal suo club, non era quasi mai titolare. Ne avevamo parlato con Manna. Lui mi aveva detto che era una situazione che si poteva fare se si combinavano alcune situazioni. A volte i direttori ti raccontano anche storielle per tenerti buono. Ma se tu mi dici: credevi che arrivasse al 100%? Io ti avrei detto di no, anche perché non avevamo le coppe. Invece alla fine è arrivato e sono rimasto molto contento. Manna è stato molto bravo, non pensavo potesse arrivare. Lukaku? Lui è stato tutta l’estate a rifiutare tante offerte, anche vantaggiose. Voleva Napoli. Non ha fatto problemi sul fatto di non giocare le coppe. Voleva tornare a lavorare con me. E’ un ragazzo veramente buono, non è sempre rose e fiori con lui, c’è sempre la carota e il bastone per un ragazzo che mi darà sempre tutto in campo, poi può essere al 100 o al 50 ma mi darà sempre tutto”. 
 
“L’anno fermo dopo il Tottenham per me è stato fondamentale. Sono rimasto a casa e ho studiato veramente tanto. Avevo scelto di fermarmi perché quando sei concentrato sulla tua squadra non vai a vedere situazioni interessanti che possono esserci in giro in Italia, in Premier o in Europa. Così ho sfruttato la sosta forzata per studiare tanto col mio subbuteo che c’è sempre. Tante situazioni le rivedo lì. Per me è di grande aiuto vedendo e registrando tantissime partite”. Lo ha detto il tecnico del Napoli Antonio Conte in un’intervista a Sky Sport al “Federico Buffa Talks”.
Conte ha parlato anche del suo passato, toccando l’avventura da ct agli Europei 2016 in cui l’Italia arrivò ai quarti, eliminato ai rigori dalla Germania: “Nel 2016 io firmo con il Chelsea ad aprile – racconta Conte – perché comunico alla Federazione italiana che volevo tornare al lavoro quotidiano. Da persona seria dissi che dopo l’Europeo sarei tornato in un club. Il tutto viene anche ufficializzato e anche lì ci furono perplessità e dietrologie mediatiche convinti che pensassi al Chelsea durante l’Europeo. C’è sempre invidia, si vuole sempre intaccare la persona, ma queste cose mi hanno sempre caricato. Il nostro Europeo invece va al di la delle nostre aspettative. Con la Germania Sturaro si fece male, ma gli dissi di continuare, altrimenti avrei giocato io. Si era rotto il legamento esterno del ginocchio, gli fasciano il ginocchio e fa una partita top, tutta. Questo per far capire che perdiamo ai rigori col massimo dello sforzo. Poi dopo sono state lacrime. Ma non si piangeva per l’eliminazione, ma perché non ci saremmo visti il giorno dopo. Perché finiva quel percorso. Noi avevamo davvero creato una famiglia con tutto lo staff”. Conte dopo l’anno di impegni chiuso con la festa, parla anche dei ko: “La sconfitta – dice – la vivo male e trasmetto questo malessere anche a chi mi sta intorno. La mia famiglia lo sa e si sono abituati. Quando arrivi in una realtà nuova, però, farlo comprendere non è facile. Non parlo solo dei giocatori ma di tutto lo staff e l’ambiente. Io se voglio lasciare un segno in loro, devo insegnare loro anche a viverla male. Il mio è un malessere psicologico ma anche fisico, con la sconfitta che mi abbatte per due giorni ma dalla sconfitta ho imparato le cose migliori. La vittoria a volte può essere effimera, la sconfitta invece ti fa leccare le ferite e ti fa capire cosa non è andato e ti fa crescere”.