Dopo l’inizio del ritiro nella cornice verde della Val di Sole, il Napoli di Antonio Conte ha iniziato a sudare sul campo. Oggi, però, è stato il momento delle parole. Il tecnico azzurro ha parlato per la prima volta in conferenza stampa dal ritiro di Dimaro, tracciando un bilancio del lavoro iniziato e dello spirito con cui la squadra affronterà la nuova stagione. Tanti i temi toccati: dai nuovi acquisti all’arrivo di Kevin De Bruyne, passando per la costruzione del progetto Napoli. Ecco le sue dichiarazioni più importanti. Conte ha subito ribadito il senso della missione iniziata un anno fa con la società: “Abbiamo cominciato un progetto nuovo insieme al presidente e al club, partendo da un decimo posto. L’obiettivo nei tre anni è costruire basi solide che possano durare nel tempo. Sono un costruttore, e mi auguro di riuscire a farlo anche col Napoli. Lo Scudetto è stato un risultato incredibile, inaspettato per tanti motivi, ma il nostro lavoro non cambia: la ricostruzione continua. Il bello è che adesso lo facciamo con lo Scudetto sul petto, che è un gran bel vedere”.
Il tecnico si è soffermato anche sull’ottimo lavoro della società che ha portato ben cinque nuovi innesti sin dal primo giorno di ritiro: “Avevo parlato della necessità di avere una squadra collaudata, mi auguro che possa accadere. Dobbiamo pensare a quello che siamo e a ciò che vogliamo diventare. Il fatto di avere subito qui a Dimaro i nuovi acquisti è un segnale importante. Stiamo inserendo nuovi pezzi per dare fondamenta solide, il club lo sa bene e siamo tutti d’accordo sul fatto che il percorso sia solo all’inizio”.
Inevitabile un passaggio su Kevin De Bruyne, il grande colpo del mercato estivo azzurro: “È un calciatore che non ha bisogno di presentazioni. Parliamo di uno dei centrocampisti più forti al mondo degli ultimi anni, ha vinto tutto, ma ha ancora tanto da dare al calcio. Ha scelto Napoli per una nuova sfida, per mettersi in gioco. Sicuramente è diverso dal City, ma si è già calato bene nella nostra realtà e siamo molto contenti di averlo con noi. Dirlo oggi è prematuro, ma speriamo tutti che rappresenti un ulteriore step di crescita”.
Conte ha poi riflettuto sul significato profondo della costruzione di un progetto duraturo, che possa andare oltre la sua stessa presenza in panchina: “De Bruyne è un grande nome, ma anche gli altri nuovi acquisti hanno valore. Arrivano a un’età diversa, ma sono qui per strutturare il Napoli non solo per il presente, ma anche per il futuro. È questo che vogliamo fare: creare una struttura che funzioni anche quando io non ci sarò più, tra cinque, sette o dieci anni. Sarebbe la cosa più bella per il Napoli e per i suoi tifosi”.
Alla domanda se ci possa essere una squadra con più fame del Napoli, Conte ha risposto con grande realismo: “Dobbiamo guardare a noi stessi, come l’anno scorso. Pensare a migliorare e a crescere. È inevitabile che quando porti lo scudetto sulla maglia parti da favorito, non ci dobbiamo sottrarre. Dopo il ciclo della Juventus ci sono state tante squadre diverse a vincere, e questo dimostra la difficoltà del nostro campionato. Due stagioni fa, con lo scudetto appena vinto, il Napoli chiuse decimo. Questa esperienza deve dare più forza a tutto l’ambiente per capire che non sarà facile”.
Sulla gestione della pressione e il peso dello Scudetto, Conte è stato molto chiaro: “Lo Scudetto sul petto per definizione ti mette tra i favoriti, ma non dobbiamo sottrarci. Abbiamo fatto tanto per quel tricolore e deve essere uno stimolo. Tutti dobbiamo essere stimolati a capire come e quanto lo difenderemo. Serve umiltà, niente voli pindarici: il lavoro è la nostra forza. L’ambiente dovrà essere molto intelligente: si vince tutti insieme o non si va da nessuna parte”.
Alla domanda se ci possa essere una squadra con più fame del Napoli, Conte ha risposto con realismo e autocritica: “Dobbiamo guardare a noi stessi, come l’anno scorso. È inevitabile che quando porti lo Scudetto sulla maglia parti da favorito, ma non ci dobbiamo sottrarre. Dopo il ciclo della Juventus, ci sono state squadre diverse a vincere. Due stagioni fa, con lo Scudetto appena vinto, il Napoli chiuse decimo. Questa esperienza deve dare forza all’ambiente per capire che non sarà facile”.
Chiaro anche il rapporto con il presidente Aurelio De Laurentiis, con cui Conte condivide obiettivi e visione: “Il presidente è molto intelligente, non mi fissa obiettivi. L’obiettivo vero è rendere orgoglioso il popolo napoletano. Si è creata una simbiosi, ricordo tutti i sold out sin dai preliminari di Coppa Italia. Il popolo ha visto una squadra che sudava la maglia, e questo non deve cambiare. Ricordiamoci che ne vince sempre una: non significa che le altre abbiano fallito”.
Conte ha scelto anche lo slogan simbolico per la nuova stagione: “Appena finito il campionato me lo chiesero e dissi: ‘Amma faticà again’. Va bene anche a livello europeo. Se vogliamo restare sul napoletano possiamo dire: ‘Amma faticà ma chiù assai’. Ci aspettano tante competizioni: la nuova Champions, la Supercoppa, la Coppa Italia. Ci stiamo attrezzando per competere e rendere orgogliosi noi stessi e i tifosi”.
Una struttura solida rispetto all’anno scorso: “L’importanza è notevole. Nel nostro albergo vedevo la foto dell’anno scorso e fa riflettere il percorso fatto. Siamo venuti qui con tanti ragazzi, pochi calciatori sono rimasti, io chiesi al club di vederli e valutarli e facemmo altre scelte. Se andiamo a vedere chi è rimasto, ne avrò contati 6-7. Quest’anno torniamo con lo scudetto sul petto, con tutti i confermati dell’anno scorso ed è un’altra situazione e stanno arrivando calciatori perché a giugno abbiamo sposato una visione che non guarda solo al presente ma anche al futuro e stiamo seguendo questa linea. Oltre ad alzare la qualità della rosa abbiamo necessità di implementare a livello numerico per i tanti impegni, a differenza delle altre che sono state in Europa e hanno fatto le competizioni, noi non dobbiamo prendere sotto gamba questo. Stiamo creando una situazione con scelte ponderate per una struttura solida che duri nel tempo e non costruita su palafitte che crolli via al primo soffio di vento”.
Un punto di ripartenza o da migliorare: “Noi l’anno scorso a Dimaro eravamo veramente in pochi. Partivamo praticamente da zero a livello di conoscenza mia e di calciatori, oggi lavoriamo dopo un anno di lavoro e c’è una base importante da cui ripartiremo, cercando di migliorarla. Ci stiamo già lavorando, ho già fatto vedere ai ragazzi cose positive e cose che non siamo riusciti a fare. Mi auguro che, con un anno di lavoro in più, non si parte da zero. Per me questo è molto importante, al tempo stesso dobbiamo introdurre in questi meccanismi i nuovi calciatori. Dovrò essere bravo io ma anche i calciatori stessi. Sicuramente l’anno scorso a livello difensivo siamo stati bravi, penso che dobbiamo migliorare nel cercare di fare più gol, dove l’anno scorso non siamo stati così realizzativi per quanto creato. Ma c’è sempre da migliorare. L’anno scorso lamentai in rosa la mancanza di certi giocatori e stiamo cercando di sopperire”.
Il ritorno in Champions è più stimolante anche per rispondere a chi la critica per i suoi risultati in Europa? “Per noi sarà stimolante sicuramente. Io ho fatto sei annate da allenatore in Europa, prendendo sempre squadre che prima non facevamo la Champions, squadre in ricostruzione. Io posso capire che mi si chiedano i miracoli, ma ci sono fatti che non possono essere trascurati. La Champions è un percorso, sicuramente io devo avere pazienza a stare più anni in un club perché così costruisci davvero. Le altre volte sono andato via, ma ho lasciato anche una struttura che poi si è presa le sue soddisfazioni. Sei partecipazioni sono poche, se si confronta ad esempio col Manchester City. Io sono comunque il primo a essere stimolato, poi sappiamo che la lotta delle italiane con le altre è impari. Noi sappiamo chi siamo, siamo orgogliosi di chi siamo, ma sappiamo anche i nostri limiti. La possibilità di spesa è totalmente diversa. Dobbiamo cercare col nostro meglio di dare fastidio, come successo lo scorso anno. Saremo armati, questo deve essere il messaggio per tutti quanti”.
Collocazione tattica di De Bruyne: “Lui per come giocava al City è un centrocampista che può diventare trequartista. Ha caratteristiche precise: grandissima qualità, quando ha la palla vede cose che tanti altri non vedono. Abbiamo quattro competizioni, non iniziamo a dire questo è titolare e questo no altrimenti si cade nel provincialismo”.