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Napoli – Una intensa giornata fatta di liturgia e tradizioni che in Campania ed a Napoli trova mille modi per celebrare quello che giunge a noi come un secolare rito. In tutte le chiese, nella sera del giovedì santo, si celebra la messa in cena domini, momento in cui si fa memoria dell’ultima cena di Gesù. 

È il Giovedi Santo con la preghiera all’altare della adorazione, nella tradizione napoletana conosciuta come sepolcro, a memoria del luogo in cui Gesù patì, dall’orto degli ulivi al Golgota, le sofferenze della croce. Una adorazione che la tradizione vedeva realizzarsi nell’itinerante cammino per sette sepolcri di sette chiese diverse.

Pasqua è anche e sopratutto tradizione culinaria: regina della sera del giovedì santo la zuppa di cozze. Tale tradizione si consolidò perché il Re Ferdinando II ghiotto di cozze, tanto da farsene allevare una razza particolarmente grossa nel golfo di Napoli per palazzo reale, fu invitato in Quaresima da Padre Rocco, funzionario di coorte e padre spirituale della famiglia Borbone, a fare penitenza di cozze. Nel giovedì santo, giorno in cui finisce liturgicamente la Quaresima il re se ne fece una scorpacciata incredibile insieme alla sua coorte.
 
Da li una tradizione divenuta tale per tutta la città. Base di freselle spugnate nell’acqua del polipo cotto, un olio forte estratto dal concentrato di pomodoro, lumache di mare e di terra e cozze. Un’ultima abbuffata prima della mezzanotte dove cala il silenzio e la preghiera del venerdì santo, giorno di astinenza dalle carni e digiuno, prima della Pasqua di Cristo.