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Napoli – Era partita con il piede giusto, Italia viva a Napoli. Assemblee molto partecipate, tanto entusiasmo, una ventata di novità. La scelta (per ora ufficiosa) di Graziella Pagano, leonessa della politica napoletana e italiana, come leader partenopea del partito, sembrava un altro elemento di ottimismo. Matteo Renzi stava recuperando consensi, attivismo, idee. Poi, il buio. Il vuoto. Il nulla ha sostituito i contenuti, la politica politicante ha preso il sopravvento sul dibattito politico, sociale e culturale. L’adesione del consigliere comunale Carmine Sgambati, fedelissimo di Luigi De Magistris, il sindaco del “Renzi cacati sotto!” urlato da un palco, ha allontanato molti simpatizzanti. L’ostilità verso Vincenzo De Luca, presidente uscente della Regione Campania, espressa da Gennaro Migliore, ha fatto storcere il naso a moltissimi attivisti.

Poi, in ultimo, è arrivata la questione legata alla candidatura del centrosinistra per le suppletive al senato a Napoli. La Pagano aveva dato disponibilità alla richiesta di Renzi di candidarsi: l’ha spuntata, invece, Sandro Ruotolo. Una scelta che può piacere o non piacere, ma una scelta politica. Italia viva continua a distanziarsi, differenziarsi. Si direbbe, a “piantare grane” nel centrosinistra, per alzare il prezzo in termini politici, ma finendo per avvantaggiare la destra e il M5s. Se il partito di Matteo Renzi, a Napoli e in Campania, continuerà su questa linea politicista di ambiguità, non andrà lontano: non è un auspicio, ma una previsione. Se Ruotolo vincerà anche senza il sostegno renziano, Italia viva si sarà autocondannata all’irrilevanza; se dovesse perdere per pochi punti, i “vivaci” napoletani avranno fatto, consapevolmente o meno, un regalo a Salvini o a Luigi Di Maio