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Lavori di via Toledo, nuove perplessità sul progetto dei marciapiedi.Il Comitato di Portosalvo già 10 anni fa aveva lanciato l’allarme sull’invasione della Pietra Etnea” afferma il presidente Antonio Pariante. All’epoca, l’organismo civico avanzava dubbi su questo materiale, sostenendo che “poteva alterare la pavimentazione lapidea del centro storico e oltre”. Tuttavia, “nessuna istituzione ha fatto valere i vincoli paesaggistici e la tutela della storica pavimentazione della Città, con dei risultati devastanti che oggi proseguono senza limite”.

In precedenza, il geochimico Benedetto De Vivo ha bocciato l’idea della pietra lavica, evidenziando alcuni presunti rischi. In sostanza, sarebbe come mettere al suolo “degli specchi riflettenti”. Lo stesso professore tuttavia precisa che l’espressione è da intendersi in senso “divulgativo”, ed è una “semplificazione”.Le rocce laviche nere – spiega De Vivo -, se levigate possono riflettere in parte la luce solare, se non levigate surriscaldano di più proprio perché assorbono di più la luce solare”. Scendendo nei dettagli tecnici, “una roccia lavica nera, di per sé, non è “uno specchio””. Viceversa “essa si comporta, più che altro, come un “corpo nero”, un corpo cioè che assorbe la quasi totalità della radiazione – solare in questo caso – che lo investe trasformandola in calore e irraggiando nell’infrarosso, surriscaldando l’atmosfera”. Quindi “non si verifica alcun processo riflessivo propriamente detto ma piuttosto di riemissione sotto forma di calore dell’energia incidente immagazzinata”. La riemissione, peraltro, “avviene sia durante il giorno che durante la notte”. Secondo il geochimico, questo significa “che durante il giorno il “corpo nero” funge da serbatoio di energia termica”. Quest’ultima “viene poi gradualmente rilasciata durante la notte sotto forma sia di radiazione nello spettro dell’infrarosso, sia sotto forma di calore vero e proprio, il cosiddetto calore sensibile”. In termini climatici, “questo processo porta a notti calde, di tipo tropicale, soprattutto dove il calore non si disperde facilmente”. In definitiva, De Vivo sottolinea che “via Toledo è il classico canyon urbano, che dall’utilizzo della pietra lavica potrebbe ricevere solo aspetti negativi in termini di peggioramento del microclima”.

A tuonare contro l’uso della “pietra etnea” è anche la consigliera regionale Maria Muscarà: “Ancora una volta si sceglie di non scegliere Napoli”. A suo avviso, questa roccia “ha dato risultati pessimi ovunque sia stata utilizzata”. Se ne troverebbe conferma nelle “condizioni disastrose delle strade napoletane”. Per Muscarà il risultato sarebbe di “bassa qualità e scarsa tenuta nel tempo”. La consigliera rilancia un’alternativa concreta: “Abbiamo a disposizione il nostro basalto vesuviano, una pietra resistente, identitaria, radicata nella storia urbanistica e architettonica della città”. Il dibattito è aperto.