“Ti troveremo, non preoccuparti”, “veniamo a boicottare il tuo ristorante”, “stiamo venendo per te, per fott****rti”. Sono alcuni dei messaggi indirizzati alla ristoratrice Nives Monda, via social e WhatsApp. Come dichiarato da lei, sono minacce partite circa 20 minuti dopo l’uscita dal suo locale della coppia israeliana, protagonista di uno scontro con la titolare della Taverna Santa Chiara. Sul web ha preso a circolare un video, nel quale Monda veniva attaccata per le sue posizioni pro Palestina.
I messaggi minatori provengono da varie parti del mondo. La ristoratrice ne ha pubblicato una parte sui social. “Saprai cosa è il Mossad (servizi segreti di Israele, ndr), figlia di put****na”, “veniamo a fot***rti brutta donna bianca, veniamo a vederti morire”. Le offese si mescolano alle intimidazioni. Una tempesta haters ha investito Monda. “Amiche e amici, vi ringraziamo ancora per tutto il cuore che ci state mettendo – scrive Nives -. Purtroppo, oggi dobbiamo usare i nostri profili per raccontare anche l’altra parte della storia: quella dell’odio”. La ristoratrice parla di una “gogna mediatica”, in corso da sabato scorso, “a causa di persone irresponsabili e male intenzionate”. Le minacce stanno giungendo “con modi che posso definire quantomeno mafiosi”.
I legali del ristorante hanno subito ricevuto mandato, per tutelare in ogni sede gli assistiti. Peraltro, una denuncia aai Carabinieri è stata sporta anche dai due israeliani. “Fortunatamente – aggiunge Monda -, l’onda di amore, già da sabato notte, ha lavato via questo odio, sommergendoci con la sua incredibile e meravigliosa spontaneità”. Nonostante tutto, la ristoratrice assicura: “La paura non ci coglie: abbiamo idee chiare e spalle larghe e tantissima gente che ci sostiene”. Ieri oltre mille persone le hanno testimoniato solidarietà, in un presidio fuori al Comune di Napoli. “A chi dice che qualcuno è stato discriminato – ribadisce Monda -, chiedo di farsi un serio esame di coscienza sulla verità dei fatti e sui modi che questa gente, in modo sistematico, adotta per attaccare chi esprime pacificamente le proprie idee“. Il post si chiude con alcuni hashtag, veri e propri appelli. Tra questi, fermare il genocidio dei palestinesi e non smettere di parlarne.