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Urla, si mostra nudo ai passanti, tira sanpietrini alle auto e attraversa la strada all’improvviso provocando panico fra gli automobilisti e mettendo a repentaglio la sua vita e quella degli altri. Nel quartiere lo definiscono una ‘mina vagante che sta per esplodere’. Il suo nome è Alberto. Non è un criminale, ma un senzatetto con gravi disagi piscologici che da anni ha fatto dei portici della Banca Nazionale del lavoro di Via Diocleziano a Fuorigrotta la sua casa.

Una condizione, la sua, inizialmente sotto controllo: nell’ultimo periodo però una escalation di episodi ha fatto temere per la sua incolumità, ma anche per quella dei residenti e dei commercianti che quotidianamente svolgono le attività nel zona occidentale di Napoli. Tanto da spingere il consigliere della decima municipalità, Sergio Lomasto, a presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Napoli nella quale denuncia i fatti e chiede di “trovare per Alberto una struttura socio-sanitaria adeguata – spiega il consigliere – e vista la sua palese incapacità di intendere e di volere, di nominare un tutore o un amministratore giudiziario che possa interessarsi a trovare una sistemazione adatta per le cure e finalmente agire legalmente contro chi in questi anni avrebbe potuto fare qualcosa. La prima vittima di questa situazione è proprio Alberto”.

Ma l’appello è rivolto soprattutto all’amministrazione comunale, e al sindaco di Napoli Luigi de Magistris.”Il comune non può non interessarsi di una parte della città che vive una prigionia., a causa dei problemi di un ragazzo prigioniero anche lui di se stesso – continua Lomasto – Questa è una strada ad alto flusso pedonale e veicolare con tanti esercizi commerciali e ristoranti. Non c’è stato nessun intervento incisivo, ogni giorno può scappare il morto, che possa essere lo stesso Alberto o qualcuno che lo incontri sul proprio tragitto”.

A sostegno di Alberto è nato anche un gruppo Faceboook, dal nome #salviamoAlberto, a testimonianza del fatto che nonostante l’esasperazione lo spirito del quartiere è di solidarietà e comprensione nei confronti di una persona con gravi problemi sociali e che spesso, come testimoniano alcuni commercianti, viene bullizzato e picchiato da chi non riconosce la sua vulnerabilità. Ma il malconento tra gli esercenti della zona purtroppo continua a crescere. “Ci crea grosso disagio perché utilizza le nostre vetrine come spogliatoio per fare i suoi bisogni, imbratta e spesso si sdraia a terra davanti all’ingresso – sottolinea un titolare di negozio – e ostacola spesso i clienti che vogliono entrare in negozio”.

a cura di Paola Marano