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Napoli – Un’app per tracciare gli spostamenti delle persone contagiate dal coronavirus. La Campania si candida ad essere una delle prime regione italiana a seguire il cosiddetto ‘modello Corea del Sud’ nella lotta alla diffusione del Covid-19.

“Il punto è che il tracciamento è condizione necessaria per il contenimento. Se non fai tracciamento, non fai contenimento. Noi siamo pronti, stiamo lavorando a un paio di app da mettere a disposizione della Campania”. A dirlo è Giorgio Ventre, in un’intervista rilasciata al ‘Corriere del Mezzogiorno’.

Il direttore del Dipartimento di Ingegneria elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione della Federico II, nonché padre del progetto Ios Academy del campus di San Giovanni a Teduccio spiega cosa sta evidenziando questa epidemia: “È dimostrato che quando si diffonde un virus sconosciuto, Che costa tantissimo in termini di ospedalizzazione, devo fare in modo di evitare quanto più possibile il ricovero. Di non ingolfare una macchina che già ha problemi. Un letto di terapia intensiva viene bloccato nella migliore delle ipotesi per un mese. Quanti posti possiamo realizzare se si diffondesse ancor di più il Covid 19?”.

Italia società digitale: La società digitale è quella in cui tutti i processi sono digitalizzati. Accanto al carabiniere bisogna affiancare i sistemi e i supporti tecnologici. L’Italia non lo è ancora, ovviamente. È un problema di mentalità. In un tavolo d’emergenza sanitaria fino a pochi anni fa c’erano ministero della Sanità e Protezione civile, oggi ci sono la Difesa, lo Sviluppo economico, i Trasporti. Perché non mettere anche questo pezzo? Oggi il digitale non è la ciliegina sulla torta, ma una fetta. Immaginiamo la gestione dell’allerta meteo, più banalmente. Quando un sindaco chiude le scuole, se avessimo una piattaforma da remoto da poter utilizzare immediatamente, i ragazzi non perderebbero un’ora di lezione”.

App: “Siamo pronti. Perché abbiamo tanti ricercatori, tante startup che hanno avuto belle idee. Migliori delle coreane”. Problema di privacy: “Non è detto che per fare un monitoraggio coerente si debba sapere tutto di quella persona. Immaginate di stare a casa con i vostri figli, sapete se c’è qualcosa che non va stando anche nella stanza accanto. Non è indispensabile stare col fiato sul collo di un individuo. Bisogna trovare un ragionevole compromesso tra l’esigenza dello Stato di evitare nuovi contagi con la tua di privacy. La cella telefonica funziona in maniera approssimativa. E può essere utilizzata in una grande città. Se vivi a Pozzuoli c’è una sola cella telefonica che viene agganciata. Invece bisogna cambiare prospettiva: se faccio capire che la tecnologia che io ti propongo non è invasiva, non sa tutti i fatti tuoi, il telefono te lo porti. Per questo preferisco parlare non di app di monitoraggio, ma di protezione individuale: che ti allerta quando sei entrato in contatto con una persona che è infetta”.

Sembra una caccia all’untore: “Certo che no. A me questo scrupolo della privacy fa sorridere: è giusto difenderla ma sempre allora, anche quando cediamo dati in continuazione per prenotare un albergo o comprare un vestito nuovo. Sviluppare una app di protezione, vuol dire che solo una piccola parte dei tuoi dati sarà utilizzata. Stop. Devo andare al nocciolo delle informazioni essenziali per la mia sicurezza, tutto il resto non conta”.

Tempi: “Siamo pronti. Giochiamo in vantaggio grazie alle Academy. La ricchezza del sistema dell’innovazione la si coglie quando un territorio lavora in maniera proattiva. È un grande risultato. La Campania ha un vantaggio rispetto a territori anche più legati all’industria, perché abbiamo investito sul digitale. Siamo a disposizione della Regione Campania”