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Napoli – Sono a decine, spuntano da tutte le parti in qualsiasi momento della giornata: sono i topi che invadono la zona del Maschio Angioino, rimandando l’immagine di una città in cui il degrado ha superato i buoni propositi. Uno spettacolo indegno, ancora più grave se a segnalarli devono essere i cittadini, peggio se a notarli per primi sono i turisti che proprio lì arrivano in massa dalle navi da crociera ancorate al Beverello, da sempre attratti da quello che, un tempo, era il monumento “simbolo” di una città. Forse così, il “Maschio” simbolo lo è diventato davvero: gli animali passeggiano indisturbati tra i rifiuti e protetti da una folta vegetazione, in quella che all’epoca era la dimora regale di una dinastia e oggi si è trasformata in una discarica.

A dispetto dei cartelli che – ebbene sì – comunicano l’avvenuta derattizzazione, tutt’attorno è un proliferare di scarti di cibo, lattine, abiti smessi e cicche di sigarette. Il Castello diventa, allora, un nuovo Giano bifronte: mentre la facciata principale è stata da poco ripulita dalle piante rampicanti e dalle erbacce che ne impedivano la visuale, grazie all’opera dei paracadutisti dell’ Associazione Sportiva Dilettantistica partenopea e oggi rimanda il suo volto più bello, maestoso e austero, tutt’attorno e alle spalle ecco presentarsi il volto dell’ “altra” Napoli, quella dell’abbandono e della strafottenza.

A cura di Ornella d’Anna