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Napoli – “Le regole del gioco non cambiano mai”. Voce ferma e spesso fuori dal coro – con un’opposizione netta in questi anni al sindaco di Napoli, Luigi de Magistris – il consigliere comunale Pd, Diego Venanzoni esordisce così al telefono prima di annunciare ad Anteprima24 che lascerà il partito.

Venanzoni quali sono le regole che non cambiano nel Pd?

“Questo doppio binario su cui viaggia il partito è intollerabile. Il Comune viene utilizzato come etichetta, come brand da opposizione. E poi in Città  metropolitana continua l’accordo politico, amministrativo e gestionale”.

Si riferisce al bilancio e al regolamento sulla nomina dei commissari ad acta, approvati col voto del Pd?

“Esattamente, fatta eccezione soltanto per il consigliere dem Alessia Quaglietta. Il partito in Consiglio metropolitano ha votato per introdurre il conferimento degli incarichi anche a professionisti esterni, lasciando quindi intravedere le solite logiche opportunistiche sottese alla manovra. Tra l’altro data la materia e la recente inchiesta, il Pd avrebbe dovuto avere un atteggiamento più prudente ed invece…”

Il patto con de Magistris, o inciucio che dir si voglia, in Città metropolitana non è cosa di oggi.

“Sicuramente ed io mi sono sempre opposto. Si tratta di un’ambiguità politica che va avanti da tempo. E né il partito di ieri, né quello di oggi è riuscito a fare chiarezza su questo”.

Forse perché conviene in primis a molti dirigenti ed amministratori dem della provincia di Napoli?

“Capisco che possano esserci tutta una serie di vantaggi per amministratori e non solo del Pd in provincia. Ma prendiamo Roma: mica in Città metropolitana il Pd ha un’intesa o addirittura delle deleghe. Questa è una pantomima politica di cui de Magistris approfitta”.

Intende sul Comune?

“Certo. Lui sa che anche se in Consiglio comunale noi gridiamo vendetta, facendo opposizione come il sottoscritto, poi c’è un livello provinciale Pd che gli è alleato. Così siamo arrivati al punto per cui ora che il sindaco è in caduta libera sapete chi lo regge? Il Pd”.

La linea la dettano i vertici del partito.

“Sì, è responsabilità del segretario metropolitano Pd. Che ha promosso anche la cabina di regia col sindaco, poi praticamente naufragata. Si preferisce avere sempre un atteggiamento ambiguo, mai netto. Il famoso “campo largo di centrosinistra” è diventato una sorta di slogan. Perché il partito non prova a recuperare quel vecchio mondo elettorale di de Magistris, piuttosto che  dialogare con un sindaco che per dieci anni ci ha messo alla porta, salvo quando aveva necessità dei rapporti romani e regionali per le risorse su Napoli?”.

Lei si è dato una risposta?

“Sinceramente non capisco quale valore aggiunto dia questa collaborazione con il sindaco, ormai, politicamente parlando, al canto del cigno. Per quanto riguarda il Pd poi, premettendo che ci sono delle bellissime esperienze positive che hanno una visione autentica ed inclusiva, come Mario Casillo…”

La interrompo. Proprio Casillo sembra sia tra i promotori in Città metropolitana di quel patto.

“Non so se è così, ma condivido di certo la sua visione inclusiva, vengo da quella tradizione, è la mia storia. Come dicevo, premettendo questo, il problema è che nel partito soprattutto sulla città di Napoli si vuole stringere in un angolo la parte popolare cattolica per consolidare quella a sinistra”.

A questo punto quindi cosa intende fare? Lascia il Pd?

“Sì, a queste condizioni non ha senso restare”.

Anche Lei in Italia Viva?

“No, in Consiglio comunale andrò nel gruppo La Città. Mi candiderò alle regionali in una lista civica a sostegno di Vincenzo De Luca”.

Nel frattempo perché non viene presentata la mozione di sfiducia a de Magistris? Fi con il consigliere comunale Stanislao Lanzotti dice che Italia Viva ha i numeri.

“Italia Viva non farà cadere il sindaco”.

E nemmeno il Pd.

“Io dico questo: come fa il Pd a quattro mesi dalle elezioni regionali a pensare di avere rapporti politici con il sindaco che è in contrapposizione con Vincenzo De Luca e continua  a criticare duramente le politiche della Regione. Al netto delle interviste rilasciate da esponenti e dirigenti dem sui giornali, nei fatti c’è una trasversalità che va dal Pd fino ad alcuni settori di de Magistris. E non è sostenibile, non per me”.