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Napoli – A 27 anni fu crivellato di colpi in un agguato di camorra ma era innocente. E’ arrivata finalmente la sentenza del tribunale civile di Napoli che riconosce alla madre di Salvatore Barbato il risarcimento previsto per i parenti delle vittime innocenti di criminalità organizzata.

Salvatore con la camorra non c’entrava niente. Aveva solo la terribile sfortuna di avere l’automobile uguale a quella del camorrista che doveva essere eliminato. I sicari avevano sbagliato, gli 11 colpi di pistola non erano per lui. Così è morto Salvatore Barbato nel 2009, un giovane cantante neomelodico di Ercolano, in provincia di Napoli.

In realtà lo scambio di persona fu riconosciuto già ufficialmente nel 2016 dal tribunale penale quando furono condannate 5 persone per l’omicidio. Ma per ottenere lo status di vittima innocente di mafia, che avrebbe dato diritto ai familiari di Salvatore di ricevere una somma in denaro fino a 150mila euro, bisogna avere anche il riconoscimento del Ministero dell’Interno. E malgrado la sentenza del tribunale quel riconoscimento non è mai arrivato ma anzi è stato rifiutato per ben due volte. Perché secondo i funzionari del Ministero la richiedente Giovanna Scudo, madre di Salvatore, non era totalmente estranea ad ambienti delinquenziali in quanto dei suoi lontani parenti sono pregiudicati.

Dopo la seconda bocciatura la donna si era rivolta al tribunale civile di Napoli, assistita dall’avvocato Giovanni Zara. Ed oggi finalmente è arrivata la sentenza: per il tribunale la donna è totalmente estranea ad ambiti di malavita e il fatto che alcuni suoi parenti avessero dei precedenti penali non è rilevante perché i reati di cui si sono macchiati non rientrano tra quelli che per legge precludono il diritto all’elargizione del denaro. Quindi Giovanna Scudo per il tribunale ha pieno diritto di ottenere l’indennizzo previsto dalla legge per le vittime innocente di mafia.