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Napoli –  O Gaetano Manfredi. O Manfredi Gaetano. Il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle non hanno un piano B. L’ex rettore della Federico II rimane l’unico possibile candidato unitario del laboratorio Pd-M5S progettato a Roma da Enrico Letta e Giuseppe Conte. E che, a dirla tutta, continua ad avere buone possibilità di dare risultati concreti solo qui: nel capoluogo partenopeo.

La lettera di ieri con la quale l’ex ministro si è “per ora” smarcato dalla candidatura, del resto, ha raggiunto lo scopo. Far uscire allo scoperto tutti, ma proprio tutti, al suo fianco, invocandolo come salvatore della patria.

Manfredi questo voleva: rafforzarsi politicamente in vista, prima di tutto, della formazione delle liste. E, poi, nel percorso che ha in mente, della nomina della sua squadra di governo e della sua stessa azione amministrativa. Per la quale, la richiesta di una legge nazionale che cancelli il debito di Palazzo San Giacomo rimane, naturalmente, l’architrave.

E quindi: chi ha parlato con il suo entourage, ha trovato gli uomini del rettore ancora sicuri di ciò che stanno facendo. Sono ore che passano all’incasso, del resto, raccogliendo endorsement da ogni dove.

Per Manfredi candidato, dopo i vertici nazionali del Movimento 5 Stelle (Conte e Fico) e del Partito Democratico (Letta e Boccia), oggi si è scomodato, tra gli altri, Leo Annunziata, il segretario regionale dei dem di confessione deluchiana (“Sarebbe un ottimo sindaco”).

E Marco Sarracino, il segretario del Pd Napoli, dopo la gelata di ieri, l’ha messa così: “Il percorso realizzato in questi mesi con i nostri alleati, dal Movimento 5 Stelle alle forze che hanno vinto con noi le elezioni regionali, si fonda su un impegno: lavorare per costruire le condizioni affinché il prossimo sindaco possa affrontare e risolvere i problemi dei napoletani. Porre questo tema con schiettezza significa voler raccontare la verità alla città“.

Su Facebook, quindi, Sarracino ha promesso: “Vogliamo evitare una campagna elettorale nella quale alcuni promettono mari e monti (vi ricordate il “porterò la differenziata al 70% in poche settimane”?) e poi finiscono con l’inventarsi ridicole delibere di giunta in cui si teorizza l’azzeramento del debito comunale. Oggi, grazie a un profondo impegno collettivo di importantissime personalità locali e nazionali, Napoli è tornata centrale nel dibattito politico nazionale dopo essere stata isolata politicamente ed istituzionalmente“.

Ora però – ha continuato il numero uno dei dem – tutti dovranno gettar via la maschera: siamo infatti favorevoli e lavoriamo per una forte misura di sostegno nei confronti dei comuni in difficoltà finanziarie. Chi può dire altrettanto? Questa città merita una nuova storia e un gruppo dirigente pronto ad interpretarla con competenza, passione e amore. Ma merita anche serietà e qualità nelle proposte e nelle scelte che si compiranno. E noi lo dimostreremo!“.

Il punto esclamativo alla fine del post richiama il solo nome candidato sindaco per ora in campo: Gaetano Manfredi. Un piano B, almeno al momento, non c’è.

Tanto è vero che, un po’ curiosamente, il giorno dopo la lettera di Manfredi scritta con le mani nei capelli per i conti dissestati del Comune che lascia in eredità De Magistris, la stessa Alessandra Clemente, la candidata del sindaco uscente, ha invocato una legge per salvare Napoli. Proprio come fatto dall’ex rettore. Forse, anche in questo caso, un punto esclamativo non ci sarebbe stato male.