Le opere temporanee per l’America’s Cup Bagnoli devono essere assoggettate a Valutazione di impatto ambientale. Lo afferma la Soprintendenza Speciale per il Pnrr, “concordando con quanto espresso dalla Soprintendenza” Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli. Il parere è espresso nell’ambito della Vav (Verifiche di Assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale). Si tratta di una procedura preliminare sull’opportunità di sottoporre a Via le opere per la competizione velica, aperta su istanza di Invitalia. Dunque, dall’ufficio del ministero dei Beni culturali giunge una frenata all’ipotesi di procedure sprint per l’America’s Cup. Un’idea analoga a quella delle associazioni ecologiste. E le motivazioni sono molto dettagliate, così come affermano le carte depositate al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Anzitutto, il soprintendente Fabrizio Magani vuol vederci chiaro sul progetto di conservare la colmata, con la rimozione del solo 15%. Nel documento, si fa presente quanto avvenuto lo scorso 3 luglio. La Soprintendenza Pnrr ha richiesto “una integrazione documentale“. “Al fine – si spiega – di verificare che la scelta del mantenimento della colmata possa garantire comunque non solo il perseguimento degli obiettivi di risanamento e messa in sicurezza ambientale del sito, ma anche il perseguimento degli specifici irrinunciabili obiettivi di riqualificazione paesaggistica dell’esistente”. Oggi si parla delle strutture necessarie a costituire, a Bagnoli, la base logistica dei team velici. Ma perché il soprintendente considera indispensabile una valutazione più complessa dei progetti? Per la parte archeologica, “non si ravvisa rischio di interferenze con il patrimonio” nel sito “relativo al presente Studio di Fattibilità”. Per la parte paesaggistica invece, “tali opere, concentrate principalmente sull’area della Colmata” sono “rappresentate mediante un lay-out grafico di massima, funzionale e distributivo delle attività previste, riportante solo le probabili aree di sedime di spazi aperti ed edifici, che potrebbero variare con la maggiore definizione del progetto”. Questo perché “sottoposte a variabili ancora aleatorie, e considerato, pertanto, che in qualche caso l’edilizia prevista “potrebbe” arrivare all’altezza di tre piani, prevedendo la massima occupazione di suolo possibile”.
E ci sono altre circostanze di cui si tiene conto. “Le preliminari analisi e le valutazioni dei possibili impatti ambientali presentate” risentirebbero “di un quadro conoscitivo non esaustivo e definitivo, riferito ad un contesto progettuale, procedurale e istituzionale “in evoluzione””. In più, esse presentano “ancora elevate carenze relativamente ai progetti delle opere edili, che saranno di esclusiva competenza dei singoli team partecipanti alla competizione, ciascuno per le superfici dedicate”. Insomma, a detta della Soprintendenza la documentazione risulta “ancora sommaria, basandosi su scelte progettuali ancora incerte”. Pertanto si ritiene “necessario un maggiore approfondimento di alcune tematiche quali lo studio degli impatti sul Paesaggio, che appare riduttivo rimandare ad una “futura presentazione della Relazione Paesaggistica”“.
Ma dove l’ufficio avanza pesanti dubbi, è proprio sul futuro della colmata, e non solo. “Potrebbero potenzialmente compromettere le future previsioni di riqualificazione paesaggistica dell’area” una serie di elementi. Vale a dire “copertura e trattamento delle superfici della colmata; azione di bonifica prescelta per le superfici contaminate e trattamento delle superfici escluse, per il momento, da questo tipo di intervento; recinzioni atte a preservare gli operatori e i fruitori dai siti contaminati; spessore e aree di superficie vegetale; spessori e superfici di soluzioni irreversibili quali le platee armate di fondazione”.
Un giudizio netto della vicenda arriva dal costituzionalista Alberto Lucarelli. “A Bagnoli ci hanno provato (Invimit spa, con il sostegno del Comune di Napoli) – afferma il docente ordinario della Federico II – a non sottoporre le opere necessarie, all’esecuzione della 38th America’s Cup, alla procedura di assoggettabilità di valutazione di impatto ambientale ex art. 19 del D. Lgs. 152/2006. Si tratta di una procedura introdotta a più riprese in Italia a partire dagli anni ’80 con l’obiettivo di valutare gli effetti di un progetto su ambiente, territorio e salute, decidendo sulla sua compatibilità e definendo eventuali prescrizioni. La procedura, pur con i suoi limiti, è molto importante perché prevede le consultazioni pubbliche, ovvero la partecipazione di associazioni, comitati e movimenti che possono esprimere le loro osservazioni e si conclude con un parere”. Tuttavia “il Ministero italiano della cultura -Soprintendenza speciale per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, concordando con quanto espresso dalla Soprintendenza Abap per il Comune di Napoli, ha stabilito che il progetto America’s Cup debba essere assoggettato alla suddetta procedura”.