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Napoli – Il caso per la morte di Antonio Giglio, il bimbo precipitato dal balcone di casa al Parco Verde di Caivano, il 28 aprile del 2013, è stato riaperto. Il gip di Napoli Pietro Carola ha rigettato la richiesta di archiviazione per Marianna Fabozzi e Raimondo Caputo, indagati in maniera coatta, per l’omicidio del bambino. I due sono stati condannati già per la morte di Fortuna Loffredo, la bimba di tre anni violentata e poi lanciata dall’ultimo piano dell’isolato C al Parco Verde, un anno dopo la morte del piccolo Giglio. Caputo ha avuto l’ergastolo in primo e secondo grado e la compagna 10 anni per favoreggiamento negli abusi sessuali che Caputo ha perpetrato nei confronti delle tre figli minorenni che con i loro racconti li hanno poi incastrati. In un primo momento si è supposto che Antonio fosse morto per un incidente perché si era sporto dal balcone per guardare un elicottero, come ha sempre raccontato la mamma. Ma dopo le indagini per la morte di Fortuna il caso è stato riaperto e il gip ha disposto l’imputazione coatta. «Nel doveroso rispetto delle determinazioni della Procura riteniamo che il processo sia il luogo più adatto per accertare le cause della morte del piccolo Antonio». Così, gli avvocati Sergio e Angelo Pisani, legale di Gennaro Giglio, padre della piccola vittima, commentano la decisione presa dal gip di Napoli Pietro Carola di chiedere agli inquirenti l’imputazione «coatta», entro 10 giorni, di Marianna Fabozzi, 35 anni, Raimondo Caputo, 46 anni.