“La protesta degli avvocati, quattro giorni di astensione, non incide né sulle prescrizioni né sulle scarcerazioni perché congela tutti i termini. In realtà l’astensione nasce per rappresentare il disagio dei penalisti napoletani – riunitisi in una affollata e unitaria assemblea – di fronte alle compressioni evidenti dei diritti della difesa, sia in un singolo processo, che nei colloqui carcerari presso la struttura di Poggioreale”. E’ quanto dichiara la Camera Penale di Napoli in occasione del primo dei quattro giorni di sciopero indetti per protestare contro l’accelerazione impressa al processo sul cosiddetto clan Moccia in corso a Napoli e contro le difficoltà di prenotare e sostenere i colloqui con gli assistiti nel carcere partenopeo di Poggioreale.
La Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane, sul sito web, ha espresso “piena e convinta solidarietà alla Camera Penale di Napoli, condividendone integralmente le motivazioni e riconoscendo la legittimità e la necessità dell’iniziativa assunta a tutela dei principi fondamentali del giusto processo e della parità delle parti”.
“La previsione di tempi ordinari per la prova di accusa e compressi per la prova della difesa – si legge ancora nella nota della Camera Penale di Napoli – così come l’inaccettabile ostacolo al diritto dei detenuti di avere colloqui con i loro difensori, per ataviche carenze di organico, impongono una riflessione che l’astensione dalle udienze ha la funzione di provocare: è giusto che le inefficienze, le disfunzioni le difficoltà organizzative determinino la compressione della difesa nel processo penale? Secondo i penalisti napoletani no e, quindi, vanno trovate altre soluzioni. Occorre al contempo dare atto della disponibilità manifestata concretamente dalla Presidenza del Tribunale e dalla Presidenza della Corte di Appello nel chiedere proroghe di assegnazioni, che pur sono intervenute dopo l’assemblea che ha deciso l’astensione, ma la situazione che ha determinato la protesta dei penalisti napoletani è allo stato immutata”. “Anche la Camera Penale di Napoli ritiene che la via maestra sia quella del dialogo e della collaborazione con tutti gli attori della giustizia, via alla quale sin da subito non intendiamo sottrarci, nel profondo rispetto delle istituzioni, – conclude il comunicato – siamo pertanto pronti a collaborare con i vertici degli Uffici giudiziari per individuare ogni strumento che contemperi adeguatamente tutti i diritti in gioco, tra i quali ha pari dignità quello di difesa”.
La Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane, sul sito web, ha espresso “piena e convinta solidarietà alla Camera Penale di Napoli, condividendone integralmente le motivazioni e riconoscendo la legittimità e la necessità dell’iniziativa assunta a tutela dei principi fondamentali del giusto processo e della parità delle parti”.
“La previsione di tempi ordinari per la prova di accusa e compressi per la prova della difesa – si legge ancora nella nota della Camera Penale di Napoli – così come l’inaccettabile ostacolo al diritto dei detenuti di avere colloqui con i loro difensori, per ataviche carenze di organico, impongono una riflessione che l’astensione dalle udienze ha la funzione di provocare: è giusto che le inefficienze, le disfunzioni le difficoltà organizzative determinino la compressione della difesa nel processo penale? Secondo i penalisti napoletani no e, quindi, vanno trovate altre soluzioni. Occorre al contempo dare atto della disponibilità manifestata concretamente dalla Presidenza del Tribunale e dalla Presidenza della Corte di Appello nel chiedere proroghe di assegnazioni, che pur sono intervenute dopo l’assemblea che ha deciso l’astensione, ma la situazione che ha determinato la protesta dei penalisti napoletani è allo stato immutata”. “Anche la Camera Penale di Napoli ritiene che la via maestra sia quella del dialogo e della collaborazione con tutti gli attori della giustizia, via alla quale sin da subito non intendiamo sottrarci, nel profondo rispetto delle istituzioni, – conclude il comunicato – siamo pertanto pronti a collaborare con i vertici degli Uffici giudiziari per individuare ogni strumento che contemperi adeguatamente tutti i diritti in gioco, tra i quali ha pari dignità quello di difesa”.