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La situazione dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco continua a destare preoccupazione. La richiesta di un anno di cassa integrazione in deroga per 3.750 operai e le proposte di trasferte incentivate in Serbia sono, secondo Azione, il segnale di una crisi che rischia di diventare permanente.

Il segretario metropolitano di Napoli, Oliver Mollo, e il responsabile regionale campano Lavoro e Formazione, Enrico Ditto, hanno denunciato una vertenza che, come sottolineato, “richiede la massima attenzione da parte delle istituzioni”.

Produzione in calo e lavoratori a rischio

Secondo Azione, i numeri raccontano un quadro allarmante: “La produzione a Pomigliano d’Arco ha registrato ulteriori cali e gli ammortizzatori sociali sono diventati la normalità”. A ciò si aggiunge la sospensione della produzione della Dodge Hornet e gli accordi per le uscite volontarie che hanno già determinato 300 esuberi a Pomigliano d’Arco e 50 a Pratola Serra.

Mollo ha ricordato come “le rassicurazioni sulla produzione della Panda fino al 2030 e i piani a lungo termine non possano cancellare la realtà: quello di Stellantis è un gioco a due facce. Da un lato si promettono futuri modelli, dall’altro si svuotano le linee di produzione e si spingono i lavoratori verso la Serbia”.

La richiesta di un tavolo permanente

Per il segretario metropolitano di Napoli, la questione va oltre i confini locali: “Questo non è un problema di Pomigliano, ma una questione industriale che riguarda l’intero Paese. Chiediamo un tavolo di crisi permanente e garanzie reali, non vaghe promesse che servono solo a guadagnare tempo”.

Mollo ha ribadito che non si tratta solo di dati statistici: “Ogni operaio in cassa integrazione è una sconfitta per tutti. Non si deve parlare di numeri, ma di famiglie che vivono nell’incertezza e di un territorio che rischia di pagare un prezzo altissimo”.

Le parole di Ditto

Sulla stessa linea il responsabile regionale Lavoro e Formazione di Azione, Enrico Ditto, che ha evidenziato come “la cassa integrazione non possa essere la soluzione strutturale a un calo produttivo, ma solo un tampone”.

Ditto ha chiesto un cambio di rotta: “La verità è che manca una visione industriale chiara e coraggiosa. Servono investimenti certi, un piano di formazione e di riconversione dei lavoratori e, soprattutto, la garanzia che Pomigliano d’Arco resti un polo strategico e non una fabbrica a cui attingere per delocalizzare la produzione”.

Il dirigente ha quindi avvertito: “Le uscite incentivate e le trasferte volontarie sono l’anticamera di un abbandono annunciato. È ora che la politica si assuma le proprie responsabilità e pretenda da Stellantis un piano industriale serio, che metta al centro il lavoro e il futuro di questo stabilimento”.