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Come guardando un quadro del ‘700, oppure oltrepassando una magica porta del tempo, riecco il Presepe vivente del Casale di Posillipo. Ma solo oggi e domani, 26 e 27 dicembre, dalle 17 e 22 (ingresso gratuito). Un’occasione imperdibile. Perché la storica rappresentazione torna dopo 13 anni di assenza. Il presepe del Casale riappare, ma se ne era mai andato davvero? Difficile dirlo. È un evento fuori dalle costrizioni temporali. Per esso non valgono le convenzioni razionali. Ma poco importa. Contano solo i 90 pastori, impegnati in 9 quadri del Presepe Napoletano del ‘700. Il mercatino, le lavandaie, le panettiere, l’ovaiola, la tarantella, la cantina, i pescatori e la grotta. Scene a cavallo dei secoli, immuni dall’oltraggio dell’invecchiamento. Pare un incantesimo.

Allo stesso modo è il Casale di Posillipo, noto come Borgo di Santo Strato, dal nome dell’omonima chiesa. È legata a un culto portato da tre religiosi greci. La fondarono nel 1266, coi proventi di esibizioni da giocolieri, per le strade di Napoli. Tutto, da queste parti, ha un respiro millenario. Il Casale è un pugno di case e viuzze affacciate sul mare. Ha conservato la struttura di un villaggio di pescatori. È abbarbicato sul versante nord-orientale della collina di Posillipo. Un luogo sottratto al tempo e alla modernità rapace, custodito dai discendenti degli antichi abitanti. Ancora oggi preserva la vocazione agricola, tra vigne e filari. Resiste al cambiamento, tenace.

Come ostinati sono gli organizzatori del presepe vivente. Alessandro Cotugno e Francesca Grasso, con l’aiuto dell’attrice Ilenia Incoglia. Molti dei coinvolti sono ragazzi. Tra i più attivi Enzo Polise, Pietro Matrusciano, Lello Porpora, Salvatore Rossi, Ciro Lenti, Roberto Cocozza e Salvatore Cotugno. I più giovani avevano solo sentito i racconti sul presepe. Altri, della tradizione, sono l’anima. Per esempio l’assessore municipale Marcello Matrusciano. Da sempre consigliere alla prima municipalità – e prima della circoscrizione Posillipo – ha lavorato a questo sogno di Natale, con la presidente Giovanna Mazzone. O anche il parroco, don Federico De Candia. Ma al ritorno ha contribuito l’intera comunità del borgo. Tutti hanno partecipato. Chi autotassandosi, chi collaborando agli allestimenti, a cucire i vestiti, a trovare gli arredi. “Per realizzare uno spettacolo del genere, soprattutto in un luogo abitato come il nostro – dice Marcello Matrusciano -, c’è bisogno come sempre della collaborazione materiale di tutti gli abitanti del borgo. Vedo un rinnovato entusiasmo, soprattutto la grandissima partecipazione di tanti giovani e giovanissimi“. Nessun finanziamento pubblico alla manifestazione: è una strenna del Casale a napoletani e turisti. La gratuità del dono, un’altra consuetudine che si credeva persa.