Materassi e striscioni di protesta in piazza Municipio, davanti alla sede del Comune di Napoli: prosegue la protesta delle otto famiglie rimaste senza alloggio dopo che l’ex Motel Agip di Secondigliano è stato sgomberato dal Comune due settimane fa. La liberazione dell’ex albergo, occupato per oltre vent’anni da persone senza reddito, era stato deciso dal Comune circa un anno fa “con la promessa di un’altra casa che ci è stata fatta in due riunioni ma che non abbiamo mai avuto e ora con noi non parlano neanche”, spiega Annunziata Del Giudice, una delle manifestanti rimaste senza alloggio.
Si tratta di quattro nuclei familiari e quattro abitanti singoli, spiega Alfonso De Vito, portavoce di ‘Diritto all’abitare’: “Noi non sappiamo – spiega – se ce ne sono ancora altri in condizioni drammatiche perché inizialmente erano 22 le famiglie interessate. Sei hanno preso il contributo offerto dal Comune e sedici lo hanno sempre rifiutato fino a che non li hanno quasi costretti a firmare prima dello sgombero. Ma hanno vissuto mesi in cui il contributo non è servito loro a trovare una sistemazione alloggiativa a Napoli, nessuno affitta loro case”.
Difficile trovare casa a Napoli e provincia per chi non ha un reddito vero e così diversi abitanti sono rimasti a dormire da parenti o in centro sociali, magari su un divano. Da parte loro c’è la delusione per una mancata risposta da parte del Comune.
Da Palazzo San Giacomo arriva la precisazione che “per tutte le famiglie – spiega una fonte – è stato previsto un primo contributo di 5000 euro ciascuno, aumentato a poi 10.000 euro. Il Comune per le famiglie sgomberate ha previsto anche l’ospitalità in strutture sanitarie e case famiglia che è stata rifiutata. Purtroppo l’edificio è stato sgomberato perché i diversi tecnici inviati a controllarlo hanno stabilito che è inagibile e a forte pericolo di crollo. Di solito i Comuni non danno una lira invece da Napoli hanno avuto un contributo e offerte di ospitalità, quindi il Comune ha fatto tutto quello che può fare. Le case popolari? Servono requisiti, un abitante è nella graduatoria e lo avrà quando toccherà a lui”.
La signora Del Giudice reclama una risposta. E come lei anche le famiglie che vivevano nell’ex Motel Agip: “Io vivevo lì da 23 anni – spiega – 8 mesi fa il Comune ci ospitò a un tavolo e ci promise degli alloggi transitori a tutti. Abbiamo avuto anche un secondo tavolo, con la stessa promessa, ma invece dopo 8 mesi siamo qua in strada, perché queste promesse non sono state mantenute. Ora con noi non parla nessuno del Comune, ormai siamo diventati invisibili e il Comune pensa che rendendo invisibile il problema sociale si risolve il problema politico, per questo siamo di nuovo accampati qui”.
Nelle scorse settimane le persone sgomberate dall’ex Hotel Agip hanno anche occupato la sede elettorale di Roberto Fico, trovandola però vuota, spiega De Vito che sottolinea come “le famiglie in piazza Municipio stiano presentando la propria disponibilità a rinunciare a qualunque tipo di contributo una tantum in cambio di una sistemazione dal Comune di Napoli, perché sono famiglie che già da 12 giorni vivono letteralmente in strada e vivono una situazione drammatica”. “Stanno perdendo i loro lavori precari – spiega – sono tutte famiglie non collocabili sul mercato immobiliare della città di Napoli e praticamente il contributo una tantum è un modo in cui pensano di risolvere la situazione ma è come dire ai poveri prendete questi soldi e andate via da Napoli, perché è l’unico effetto reale. Loro sono qui perché vogliono resistere e vivere nella propria città”.
Si tratta di quattro nuclei familiari e quattro abitanti singoli, spiega Alfonso De Vito, portavoce di ‘Diritto all’abitare’: “Noi non sappiamo – spiega – se ce ne sono ancora altri in condizioni drammatiche perché inizialmente erano 22 le famiglie interessate. Sei hanno preso il contributo offerto dal Comune e sedici lo hanno sempre rifiutato fino a che non li hanno quasi costretti a firmare prima dello sgombero. Ma hanno vissuto mesi in cui il contributo non è servito loro a trovare una sistemazione alloggiativa a Napoli, nessuno affitta loro case”.
Difficile trovare casa a Napoli e provincia per chi non ha un reddito vero e così diversi abitanti sono rimasti a dormire da parenti o in centro sociali, magari su un divano. Da parte loro c’è la delusione per una mancata risposta da parte del Comune.
Da Palazzo San Giacomo arriva la precisazione che “per tutte le famiglie – spiega una fonte – è stato previsto un primo contributo di 5000 euro ciascuno, aumentato a poi 10.000 euro. Il Comune per le famiglie sgomberate ha previsto anche l’ospitalità in strutture sanitarie e case famiglia che è stata rifiutata. Purtroppo l’edificio è stato sgomberato perché i diversi tecnici inviati a controllarlo hanno stabilito che è inagibile e a forte pericolo di crollo. Di solito i Comuni non danno una lira invece da Napoli hanno avuto un contributo e offerte di ospitalità, quindi il Comune ha fatto tutto quello che può fare. Le case popolari? Servono requisiti, un abitante è nella graduatoria e lo avrà quando toccherà a lui”.
La signora Del Giudice reclama una risposta. E come lei anche le famiglie che vivevano nell’ex Motel Agip: “Io vivevo lì da 23 anni – spiega – 8 mesi fa il Comune ci ospitò a un tavolo e ci promise degli alloggi transitori a tutti. Abbiamo avuto anche un secondo tavolo, con la stessa promessa, ma invece dopo 8 mesi siamo qua in strada, perché queste promesse non sono state mantenute. Ora con noi non parla nessuno del Comune, ormai siamo diventati invisibili e il Comune pensa che rendendo invisibile il problema sociale si risolve il problema politico, per questo siamo di nuovo accampati qui”.
Nelle scorse settimane le persone sgomberate dall’ex Hotel Agip hanno anche occupato la sede elettorale di Roberto Fico, trovandola però vuota, spiega De Vito che sottolinea come “le famiglie in piazza Municipio stiano presentando la propria disponibilità a rinunciare a qualunque tipo di contributo una tantum in cambio di una sistemazione dal Comune di Napoli, perché sono famiglie che già da 12 giorni vivono letteralmente in strada e vivono una situazione drammatica”. “Stanno perdendo i loro lavori precari – spiega – sono tutte famiglie non collocabili sul mercato immobiliare della città di Napoli e praticamente il contributo una tantum è un modo in cui pensano di risolvere la situazione ma è come dire ai poveri prendete questi soldi e andate via da Napoli, perché è l’unico effetto reale. Loro sono qui perché vogliono resistere e vivere nella propria città”.