Da un lato ci sono la protesta, le tensioni, gli arresti di sabato scorso alla Mostra d’Oltremare. Dall’altro c’è un caso politico. Tutto ruota intorno Teva, azienda farmaceutica israeliana, presente al Pharma Expo di Napoli. Teva è una multinazionale specializzata nella produzione di farmaci generici. Da un po’ di tempo, è oggetto di una campagna di boicottaggio internazionale, accusata di schierarsi pubblicamente con lo Stato e l’esercito israeliano. Una contestazione riproposta anche a Napoli, da parte degli attivisti Pro Palestina.
Oggi c’è però chi ricorda anche una mozione, approvata all’unanimità dal consiglio comunale di Napoli, lo scorso luglio. Con l’obiettivo di “porre termine allo sterminio del popolo palestinese”, essa impegna il sindaco e l’amministrazione anche “a rescindere ogni collaborazione istituzionale con enti, associazioni e istituzioni israeliane espressione diretta dell’attuale Governo israeliano nei diversi settori di competenza delle politiche amministrative cittadine”. Impegna pure il sindaco Gaetano Manfredi, nella qualità di presidente dell’Anci, a sostenere presso la Regione Campania “l’adozione di restrizioni agli accordi istituzionali per lo studio, la cultura, la ricerca, gli scambi commerciali e tecnologici verso Università e Imprese israeliane”. E a fare lo stesso presso le Regioni e il Governo italiano. Al centro della mozione, c’è dunque pure il sostegno alla campagna internazionale Bds (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni). Una delle azioni di pressione considerate più efficaci, mirate a colpire l’economia israeliana, da cui il governo Netanyahu trae risorse attraverso le imposte.
A rivendicare quell’atto di 3 mesi fa è il suo promotore, il consigliere Rosario Andreozzi di Avs. “Con la mozione che ho presentato in Consiglio comunale – spiega – ho voluto riaffermare un principio di fondo: le istituzioni locali, pur nei limiti delle proprie competenze, hanno il dovere di esprimere con chiarezza un orientamento politico e morale davanti a ciò che la Corte Internazionale di Giustizia e le Nazioni Unite hanno riconosciuto come atti di genocidio contro il popolo palestinese”. Andreozzi ritiene “importante che una città come Napoli mantenga viva questa coscienza civile, alimenti il dibattito democratico e sostenga iniziative concrete di cooperazione e solidarietà verso il popolo palestinese”. Questo, nell’ottica di “un segnale che rafforza il ruolo delle istituzioni locali come presidio dei valori di pace, diritto e umanità”. Certo, non è il Comune di Napoli l’organizzatore del PharmExpo 2025, fiera dedicata all’industria farmaceutica. Ma l’evento, concluso il 26 ottobre, è stato ospitato alla Mostra d’Oltremare. Cioè nello spazio fieristico la cui società è partecipata da Palazzo San Giacomo, con una quota maggioritaria. Da qui nascono gli interrogativi, rammentando la mozione di luglio. “Trovo allucinante che tre nostri concittadini siano in carcere per avere ribadito che la nostra città è dalla parte della Palestina” sottolinea Andreozzi. Il consigliere annuncia: “Continuerò, in tutte le sedi istituzionali e non, a spingere affinché i rapporti con lo stato genocida d’Israele cessino e resterò convintamente al fianco di chi lotta per una causa giusta”.























