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NAPOLI – Erano lì, fermi all’angolo della strada da oltre mezz’ora. Prendevano di mira chiunque passasse davanti ai loro sguardi spavaldi, fino a quando hanno visto Arturo: era lui la vittima sacrificale della giornata. Un bravo ragazzo di 17 anni, figlio di professionisti e che frequenta il liceo Cuoco-Campanalla nel rione Sanità di Napoli. Lo hanno prima provocato e offeso e poi gli hanno chiesto di tirare fuori il cellulare che aveva in tasca, ma era una scusa per farlo fermare. Il più piccolo di loro, che ha soltanto dodici anni, gli ha prima sferrato uno schiaffo al volto e poi ha aspettato che entrassero in azione gli altri tre complici: due tredicenni e un quattordicenne. Lo hanno accerchiato e picchiato in via Foria, nel centro di Napoli alle 17,30 di due giorni fa. Ma non bastavano i pugni: Arturo andava punito in maniera esemplare. Così uno del «branco» ha estratto un coltello e ha provato ad ucciderlo. Una coltellata alla schiena che gli ha perforato un polmone, una al fianco e una alla gola che si è fermata a due millimetri dalla giugulare e sono scappati. Soccorso da una passante, Arturo ha fatto appena in tempo a chiamare la mamma e poi ha perso i sensi. Adesso è in rianimazione all’ospedale San Giovanni Bosco, ma è forte e ce la farà anche se potrebbe riportare danni neurologici. La mamma è distrutta dal dolore e convinta che quelle «bestie volevano ucciderlo solo per dimostrare alla malavita che erano pronti per il salto, per diventare affiliati» e commettere sparatorie e omicidi. I quattro, poco più che bambini, sono stati individuati e fermati dalla Squadra Omicidi della Questura di Napoli in pochissime ore grazie alla testimonianza di un ragazzo: sono dello stesso quartiere della vittima e con estrema probabilità si conoscevano. Sono stati portati in Questura, fotosegnalati e «affidati» ai genitori perché non imputabili. Quando Arturo potrà parlare e starà meglio gli saranno mostrati quei volti perché se sono loro i colpevoli il Tribunale dei Minori di Napoli di sicuro invierà gli assistenti sociali ma non pagheranno penalmente per l’orribile delitto che hanno commesso. «È importante che se ne parli e che l’opinione pubblica si indigni per quanto accaduto a mio figlio perché il mio non è un dramma privato ma deve essere un fatto che riguarda la coscienza civile di tutti, dell’intera città», ha detto la mamma di Arturo che da quando il figlio è in rianimazione non ha lasciato neanche per un attimo l’ospedale. Ieri è stato un via vai di amici e familiari del giovane che non hanno voluto far mancare l’affetto in questo momento drammatico. «Voglio che che lui diventi idealmente il figlio di tutta la città. Aiutatemi in questa battaglia: non lasciamo che tutto cada nel dimenticatoio e che un altro ragazzo rischi la vita per nulla». Domani mattina i suoi amici, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, e le associazioni hanno organizzato un corteo che sfilerà tra le strade del quartiere: «Io non so se avrò la forza di restare in questa città, andrà via per mio figlio perché non so se troverà la forza di resistere e andare avanti».