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Tifosi tedeschi devastano il centro storico di Napoli, tirano petardi, scorrazzano per la città. Alcuni, in questi casi, chiederebbero la testa di ministro dell’Interno, prefetto, responsabile della pubblica sicurezza. Il Matteo Salvini del 2015 e del 2016, ad esempio, forse lo avrebbe fatto. Ma quello del 2022 proprio no. Anzi, il solitamente loquace leader leghista – dopo doverosa solidarietà alle forze dell’ordine – si limita a interrogarsi: “Questi non sono tifosi, sono criminali. Chissà se in Germania farebbero lo stesso casino”.

Salvini, però, glissa sulla catena delle responsabilità. Un tempo, quando era all’opposizione, non si comportava allo stesso modo. Sette anni fa, per dire, i tifosi del Feyenoord calarono in migliaia da Rotterdam a Roma, per il match di Europa League con la Roma. Per giorni, ingurgitando ettolitri di birra, si scontrarono con le forze dell’ordine nel centro della Capitale. Il 20 febbraio 2015, prima di salire sull’autobus per lo stadio, gli ennesimi incidenti. Tafferugli, lanci di bombe carta e bottiglie contro la polizia. Fino allo scempio finale: durante i disordini in piazza di Spagna, ridussero a discarica la celebre Barcaccia, la fontana del Bernini. A Palazzo Chigi c’era Renzi, al Viminale invece Alfano. E Salvini non fece sconti: “Tifosi olandesi devastano Roma. Il prefetto di Roma dovrebbe dimettersi, il suo capo Alfano dovrebbe dimettersi e chiedere scusa”. Un anno dopo, le stesse scene a Roma, stavolta a causa degli ultrà del Galatarsaray. Il governo era uguale, Salvini anche. “Tifosi turchi con petardi e bombe carta in giro per Roma – tuonò il segretario del Carroccio-. Alfano, prefetto e capo della Polizia dormono? Dimettetevi, incapaci”. Oggi il ministro dell’Interno è Piantedosi, vicino alla Lega. E Salvini, per mera coincidenza, non chiede le dimissioni di nessuno.