“Si parla tanto di censura, ma nessuno si è fatto una semplice domanda: i manifesti del referendum che fine hanno fatto? È possibile che abbiano stampato solo due manifesti, messi per sbaglio a via Tasso, e poi basta?”. A lanciare l’accusa è Marì Muscarà, consigliera regionale indipendente della Campania, che punta il dito contro “l‘assenza totale di comunicazione visiva nella città di Napoli per il referendum sul lavoro”.
“Non c’erano degli spazi pubblici dedicati, i classici cartelloni in ferro che tutti conosciamo. Gli unici che ho visto a via Tasso sono rimasti vuoti. Silenzio. Deserto. E nessuno, né promotori, né amministratori, hanno detto una parola. Non era forse un obbligo informare i cittadini? Non erano previsti spazi per l’affissione? E allora, perché tutto questo silenzio? – sottolinea Muscarà – Dov’è finita la campagna referendaria? O dobbiamo credere che si sia ridotta a due post su Instagram?”. “Il sindaco Manfredi, che dovrebbe essere uno dei registi del cosiddetto ‘campo largo’ (che ormai si stringe ogni giorno di più), non ha detto una parola. Nessuno che abbia chiesto conto della mancata affissione. Nessuna protesta. Nessuna spiegazione. E intanto Calenda si è già sfilato, segno che forse la vera partita non era quella referendaria ma solo una prova generale per future alleanze. La verità è una sola – conclude Muscarà – non ci hanno creduto nemmeno loro. Era tutto già scritto. Una farsa, e nemmeno una ben pubblicizzata”.
Referendum, Muscarà: “Dove sono finiti i manifesti?”

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