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Napoli – La batosta fa 51: tanti sono i punti percentuali che distanziano il trionfatore delle elezioni regionali in Campania, Vincenzo De Luca, dal candidato del centrodestra, Stefano Caldoro. Il presidente uscente ha raggiunto la stratosferica percentuale del 69,5%, Caldoro si è fermato al 18. La batosta fa 51, come negli incubi peggiori, e recriminare su questo o quel dettaglio della campagna elettorale sembra esercizio puramente stilistico: il centrodestra in Campania non esiste più, ci sono solo macerie sulle quali tentare di ricostruire qualcosa, in vista delle comunali di Napoli. Certo, la sconfitta era messa ampiamente in preventivo: il consenso di De Luca era stranoto a tutti. Eppure, si poteva tentare di arginarla, questa sconfitta, di mantenere salvo almeno l’onore. Si doveva, però, partire prima, molto prima.

Si doveva prendere esempio dall’atteggiamento di Silvio Berlusconi con il governo guidato da Giuseppe Conte. Lega e Fratelli d’Italia attaccano a palle incatenate, Fi no: è una opposizione responsabile, rassicurante. Si differenzia, si distingue, rappresenta l’elettorato moderato della coalizione. In Campania, è avvenuto il contrario: il più estremista del centrodestra è sembrato proprio Caldoro, e i moderati si sono così spostati verso De Luca. Opportunismo? Soccorso al vincitore? Ovvio, anche questo, ma di fondo Caldoro ha dato l’impressione che quella tra lui e De Luca fosse una sfida personale, che il rancore e il livore avessero la meglio sulle critiche e sui programmi.

De Luca attaccato sulla gestione del Covid, in piena pandemia, è stato un autogol storico: Berlusconi avrebbe agito in maniera diversa, avrebbe fatto appello all’unità nell’emergenza, avrebbe tentato di cavalcare quell’onda che travalicava i confini campani e nazionali, avrebbe fatto in modo da dipingere Forza Italia come forza responsabile, di stabilità, per poi, dopo, far emergere le critiche. Invece no. Caldoro contro quell’onda è andato a infrangersi, in termini politici, ed è rimasto travolto.

E’ andato a rimorchio di inchieste giornalistiche preconfezionate, si è circondato di suggeritori d’assalto, ha disorientato il suo elettorato, che giorno dopo giorno lo ha abbandonato. “Siamo ultimi”, ha ripetuto ossessivamente, mentre la Campania si riscopriva orgogliosa delle sue eccellenze in campo medico (ricordate la cura di Paolo Ascierto? Il Cotugno? La gestione virtuosa dell’epidemia riconosciuta in tutto il mondo?) ed è diventato lui, sì, ultimo, con il peggior risultato del centrodestra in questa consultazione regionale. La querelle calcistica che lo ha visto protagonista negli ultimi giorni di campagna elettorale di un derby tra l’ex presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, e l’attuale, Aurelio De Laurentiis, con il quale si sono sprecati botta e risposta da Bar dello Sport, è stata incomprensibile, stucchevole, grottesca. I “pochi tamponi” sono diventati pochi voti, pochissimi. Un naufragio dal quale si salvano in pochissimi.

Si salva Giampiero Zinzi, rieletto a Caserta con la Lega, consigliere più votato in assoluto del centrodestra in Campania, con più di 14.000 preferenze. Si salva Fulvio Martusciello, che è riuscito a portare la sua candidata, Annarita Patriarca, in consiglio regionale, vincendo la sfida con Armando e Luigi Cesaro. Fratelli d’Italia? Male, rispetto alle aspettative: è il primo partito dell’opposizione ma con appena il 5,98%, neanche un punto in più di Forza Italia e Lega. Le premesse erano molto diverse, le promesse pure: il partito di Giorgia Meloni puntava almeno al doppio in termini percentuali. Sembrava una sconfitta e invece è stata una disfatta. Area 51, ricordate? E’ il nome della base militare del Nevada avvolta dalla leggenda e dal mistero, dove si sussurra ci siano le prove dell’esistenza degli extraterrestri. 51 punti di distacco da De Luca sono qualcosa, appunto, di extraterrestre. Roba da ufologi.