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Regione Campania, son volatili amari: ok a piano anti colombi e piccioni. Un mese fa la giunta di Santa Lucia ha approvato il Piano quinquennale di controllo del colombo o piccione di città (Columba livia forma domestica) 2025-2029”. Si prevede l’applicazione di metodi ecologici incruenti di prevenzione/dissuasione dei danni. Ma qualora si dimostrassero “inefficienti”, si potrà ricorrere all’abbattimento e alla cattura. A giustificare l’adozione del Piano c’è “la marcata crescita numerica e distributiva” di questi animali, negli ultimi decenni. Un dato unito ad una “spiccata indole sinantropica“. Ossia all’attitudine di colombi e piccioni a vivere in ambienti modificati dall’uomo. Elementi questi “favorenti l’insorgenza di possibili conflitti con diversi aspetti della vita cittadina”. Si parla di “gravi implicazioni di natura igienico-sanitaria e di danno al patrimonio artistico-monumentale“. Senza trascurare “gli aspetti economici e le conseguenze negative” nelle campagne contigue, a “carico di alcune produzioni agricole”.

A rischio, ad esempio, ci sono gli allevamenti di vacche da latte. La produzione “è minacciata dall’invasione dei colombi”. Una pericolo per la filiera della Mozzarella di Bufala Campana Dop. Ma la il dilagare di Columba livia è stata accertato anche a Napoli, nella zona del Porto. A novembre scorso, Asl e Arpac ne hanno stimato circa 8.000 esemplari in un’area di stoccaggio. Nel sito c’è un silos di cereali, destinati “al consumo umano”. A richiedere un intervento è stata l’Autorità portuale, su sollecitazione delle forze dell’ordine. Il Piano contiene una lunga lista di accuse a colombi e piccioni. C’è la “compromissione dell’igiene e del decoro urbano”, a seguito “della concentrazione di deiezioni, guano misto a piume” e in certe zone anche di carcasse. Le stesse “deiezioni acide”, rilasciate da questi pennuti, colpiscono monumenti e statue dei centri storici. Sono condizioni favorevoli alla crescita di funghi “che, in presenza di umidità, batteri e spore, attaccano la pietra calcarea con cui sono edificati”. I piccioni possono inoltre ospitare una quantità di patogeni di varia natura (batterica, micotica, protozoaria, zecche, punture di insetti, allergica). Gli agenti infettivi sono trasmissibili per via aerea, feco-orale, alimentare o mediante vettori (zanzare, zecche, pulci). La delibera di giunta li addita come “serbatoi di virus”. Il Piano, tuttavia, precisa che “il ruolo epidemiologico dei colombi nella trasmissione” resta da chiarire. Ma insidie vengono contemplate anche per “la biodiversità”. E per gli aerei viene lanciato l’allarme bird strike, l’impatto colombi-velivoli “nelle delicate fasi di decollo e atterraggio”.

Il Piano indica varie misure di contenimento, a seconda dell’ambito territoriale. Per proteggere le coltivazioni, si pensa a cannoncini a gas, con detonazioni temporizzate. Oppure a reti di maglia, per impedire l’accesso ai volatili. Nei luoghi pubblici delle aree urbane può scattare il divieto di somministrazione e vendita di granaglie, o altro alimento appetito dai colombi. Tra i sistemi ipotizzati, l’occlusione fisica all’accesso dei volatili ai siti riproduttivi, all’interno di edifici pubblici e privati (sottotetti ed altro). Ma se i metodi ecologici non funzionassero, entrerebbero in gioco i piani di abbattimento. “Laddove necessario” spiega la delibera. Incaricate degli interventi cruenti sarebbero le guardie venatorie, e “potenzialmente utile” è ritenuto l’uso di falchi addestrati.