Non è come per quelli che chiedevano il pane, e invece gli volevano dare brioches, ma forse peggio: qui chiedono bonifiche, e gli stanno per dare un impianto di compostaggio per i rifiuti.
“Degrado che si aggiungerà ad altro degrado – sbotta Enzo Morreale del Comitato civico di San Giovanni a Teduccio – hanno voglia di dire che non ci saranno problemi, ma noi sappiamo che si tratterà di un’attività industriale complessa, dalle mille implicazioni e da un provato impatto ambientale”. Benvenuti a Napoli Est, ex area industriale. In via De Roberto a Ponticelli, sta per sorgere il primo biodigestore della città. E la prospettiva rispedisce sulle barricate cittadini e associazioni. Già stasera, a Barra, c’è una mobilitazione spontanea. Non solo contro l’impianto di compostaggio, per la Regione ormai in dirittura d’arrivo. “L’iniziativa – spiega Morreale – nasce dall’esigenza di promuovere una lotta per chiedere alle istituzioni che si superi la situazione di degrado e si faccia qualcosa per questa realtà che ha molti problemi: il nuovo impianto Gnl che si intende realizzare sulla litoranea, le strade sfasciate, infrastrutture inadeguate. La gente è stanca”.
Viceversa Regione e Comune di Napoli, dopo anni di impasse, marciano spediti verso il biodigestore. “È il primo impianto serio di rifiuti che si fa a Napoli, non è cosa da poco – dichiara l’assessore regionale all’Ambiente, Fulvio Bonavitacola, a margine del salone EnergyMed -. Lo sblocco dei fondi del Ministero (7 milioni, ndr) diventerà definitivo il 3 aprile e nei prossimi giorni verrà bandita la gara pubblica”. Contro l’iter amministrativo, però, si intensificherà la mobilitazione dei comitati. “Ribadiamo il nostro no – afferma Domenico Incarnato, referente del coordinamento associativo per le bonifiche di Napoli Est – a un impianto che per noi è impattante su un territorio che ha subito già troppe angherie, negli ultimi decenni. Siamo in un’area Sin (sito di interesse nazionale, ndr), fortemente inquinata: abbiamo bisogno di bonifiche, di ricreare condizioni di vivibilità accettabili per la popolazione, non certamente di impianti come quello che vogliono realizzare”. Incarnato ricorda che “nella nostra zona abbiamo un alto impatto di malattie tumorali”. Secondo lui, questo è “un impianto industriale, non è un impianto di compostaggio semplice, perché attraverso la biodigestione prevede che si faccia biometano, e poi da quello, per filtrazione, si faccia il metano. È una raffineria vera e propria, il metano verrà raffinato varie volte per ottenere un prodotto pulito”.
Un altro esponente del comitato, Ciro Borrelli, sottolinea: “Qui non sono stati nemmeno smontati i vecchi impianti della ex raffineria, c’è il campo rom di via Mastellone a Barra, 16000 mq di rifiuti speciali andati a fuoco, continui sversamenti”. La battaglia sarà pure sul piano legale. “Siamo forti anche del fatto – aggiunge Incarnato – che la Sovrintendenza ha espresso a più riprese parere negativo alla realizzazione di questo impianto”.
Sul piede di guerra la consigliera regionale Maria Muscarà (gruppo misto). “C’è una mia proposta di legge – rammenta – che giace nei cassetti della Regione Campania, la quale dice che, prima di fare qualsiasi tipo di impianto, serve una fotografia del territorio, per verificare il carico ambientale che esso può sopportare in base alle sue caratteristiche. E in base a quello si può decidere dove si può fare un impianto, e dove no. Chiaramente la mia proposta non è mai andata in porto”.