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Una centrale di riciclaggio internazionale è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Napoli a Portici ed Ercolano, nel Napoletano, dove, dalle prime ore della giornata, i finanzieri stanno eseguendo un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali.
I provvedimenti cautelari (otto in tutto) sono stati emessi dal gip di Napoli su richiesta della procura partenopea per i reati di associazione per delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio, ricettazione, intestazione fittizia di beni, bancarotta per distrazione, omessa dichiarazione dei redditi, nonché detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature e altri mezzi atti a intercettare o interrompere comunicazioni informatiche o telematiche.
Si tratta di uno dei filoni di un’inchiesta coordinata da Eurojust che coinvolge quattro uffici inquirenti: Napoli, Lecce, Riga (Lettonia) e Vilnius (Lituania). Una parallela misura cautelare è in corso di esecuzione a cura del Comando Provinciale di Lecce.

I particolari dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 9.45 nella “Sala Beatrice” della Procura della Repubblica di Napoli (ottavo piano), alla presenza del Procuratore della Repubblica di Napoli,. Nicola Gratteri. 

Aggiornamento 

Avrebbe riciclato ben 2,6 miliardi di euro l’organizzazione criminale sgominata dalla Guardia di Finanza che, nel Napoletano, ha eseguito otto arresti. I finanzieri hanno sequestrato complessivamente beni per 25 milioni di euro tra cui quindici immobili a Vilnius (di cui due
appartamenti di lusso siti nel centro storico, due alberghi e un bar-ristorante), quattro immobili a Riga (di cui due appartamenti di lusso), una villa ad Ercolano con piscina e
campo di calcio, un immobile a Portici, un immobile a Como e uno yacht. Stimati in circa seimila i ‘clienti’ della banda. “Questa indagine particolarmente sofisticata non l’avremmo potuta fare se fosse stato in vigore il disegno di legge in discussione in questi giorni“. Lo ha
detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri nella conferenza stampa sull’indagine che ha scoperto di fare luce su una centrale per il riciclaggio internazionale di denaro di provenienza illecita. Gratteri ha spiegato che determinante, infatti, è stata “la possibilità di sequestrare i telefoni e le reti utilizzate per gestire i rapporti”. Per il procuratore di Napoli se la possibilità di sequestrare i cellulari fosse stata di appannaggio dei giudici e non degli
inquirenti, “questa indagine non si sarebbe potuta fare”. Nel corso dell’incontro il procuratore Gratteri ha anche voluto sottolineare l’importanza delle conferenze stampa e della comunicazione perché il cittadino “deve sapere affinché possa fare scelte di campo, deve sapere cosa accade sul proprio territorio, per valutare le capacità della magistratura e delle forze dell’ordine e poter scegliere così di fidarsi e denunciare”

Quindici immobili a Vilnius (di cui due appartamenti di lusso siti nel centro storico, due alberghi e un bar-ristorante), cinque immobili a Riga (di cui due appartamenti di lusso), una villa ad Ercolano con piscina e campo di calcio, un immobile a Portici, un immobile a Como e uno yacht. Sono tra i beni per oltre 25 milioni di euro sequestrati dalla Guardia di Finanza di Napoli nell’ambito dell’indagine coordinata anche dalla Procura partenopea (sostituti procuratori Vincenzo Piscitelli, Mariasofia Cozza, Claudio Onorati e Silvio Pavia) che ha consentito di scoprire una centrale per il riciclaggio internazionale di denaro che agiva tra Napoli, Lecce, Riga e Vilnius. Il valore dei beni sequestrati, secondo gli inquirenti, corrisponderebbe al guadagno netto ottenuto dall’organizzazione con i suoi ‘servizi’ attraverso i quali sarebbero stati riciclati oltre 2,6 miliardi di euro.
Nel corso delle indagini erano già stati sequestrati oltre 700 mila euro in contanti, criptovaluta detenuta in nove portafogli digitali per 1,3 milioni di euro e beni di lusso (orologi e gioielli) per 330 mila euro. Contestualmente alle misure cautelari, sono state eseguite, in Italia e all’estero, numerose perquisizioni personali e locali nei confronti di tutti i soggetti coinvolti nell’indagine.
Per il gip Maria Laura Ciollaro, “le condotte realizzate sono di particolare rilievo e gravità, anche per le ricadute su tutto il sistema economico, a causa della ingente quantità di capitali quotidianamente sottratte alle casse dello Stato, aggravandone la situazione finanziaria e sottraendo risorse da impiegare in settori nevralgici”.
Il giudice, su richiesta della Procura di Napoli, ha disposto il carcere per Michele Scognamiglio, 50 anni; Marco Spinola, 36 anni (entrambi residenti a Riga e dirigenti delle società coinvolte, il primo ritenuto a capo dell’organizzazione); Gianluca Giordano, 30 anni (responsabile dei servizi informatici e gestore delle carte di debito e credito anonime usate per il riciclaggio dalle società); Rita Gargiulo, 48 anni (responsabile delle società dei rapporti con i clienti).
Domiciliari, invece, per Concetta Maisto, 46 anni (responsabile del personale della società) e Alessandro Orefice, 31 anni, collaboratore di Scognamiglio e Spinola, come Carmen Barbato, 31 anni e Felice Salomone, 50 anni, cui è stato notificato un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.